CAGLIARI. "Un reato, quando non si riesce a dimostrare il dolo, diventa un reato colposo". Un'affermazione che, se esternata durante un esame di diritto penale, potrebbe costare un libretto lanciato dalla finestra. Il problema è che a sostenere la tesi è stato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, negli studi di Porta a Porta, mentre spiegava la bontà della riforma della prescrizione voluta dal Movimento 5 Stelle. In sintesi, prevede che i termini della prescrizione si interrompano dopo la sentenza di primo grado. Sia in caso di assoluzione che di condanna. Il rischio, secondo i critici, è che un'accusa possa rimanere in piedi a tempo illimitato, costringendo il cittadino a restare sotto il tacco della giustizia.
Un'ipotesi di riforma contestata dagli avvocati di tutta Italia. Che sono saltati sulla poltrona davanti alle dichiarazioni del ministro a Rai Uno. Come è successo al presidente dell'ordine di Cagliari, Aldo Luchi, che ci è andato giù pesante: "L'elemento soggettivo del reato ridotto alla stregua delle scie chimiche, della terra piatta e dei vaccini che causano l'autismo. Uno che ignora l'Abc del diritto penale", è il pensiero di Luchi, "non può fare il ministro della Giustizia. Non può neppure essere iscritto all'Albo, né aver conseguito una laurea, né aver superato l'esame di diritto penale".