CAGLIARI. Sono oltre 10mila i docenti precari in Sardegna e circa 5mila nel capoluogo: il dato è emerso questa mattina in occasione di un sit-in di protesta, organizzato da Cobas, difronte alla sede dell’Ufficio Scolastico regionale a Cagliari. A rendere la situazione instabile per gli insegnanti, spiegano i manifestanti, sono le graduatorie dei concorsi, i cui dati con le relative posizioni dei partecipanti sarebbero sconosciute anche all’Usr. “Il precariato italiano nella scuola detiene il record assoluto in Europa” - spiega l’attivista Cobas Andrea Degiorgi – “Oggi abbiamo appreso dai funzionari e dai dirigenti dell’Usr che nemmeno loro conoscono le graduatorie. Le nuove norme fanno si che vengano pubblicati solo i numeri dei vincitori che coincidono con i posti disponibili, tutti gli altri non si sa che fine fanno. Io faccio un concorso e non so poi in che posizione mi trovo”.
Non solo docenti, a rimanere coinvolti in questa situazione critica sono anche i giovani studenti che si ritrovano senza punti di riferimento. “Non solo incide su di noi docenti come è normale che sia, ma incide sulla qualità dell’informazione. Questo cosa comporta? Ragazzi che non hanno più punti di riferimento, la conseguenza è una scarsa qualità formativa e delle relazioni”, ha detto Ornella Demuru dell’associazione Sardi precari in cattedra.
Tra le richieste di associazioni e docenti c’è anche quella di far diventare gli insegnanti di ruolo dopo tre anni di servizio. “È una nostra rivendicazione storica, noi pensiamo che una scuola di qualità debba prevedere una stabilizzazione di chi insegna, perché l’insegnamento è un lavoro complesso che ha bisogno di certezze. Io non posso sapere il 6 di settembre che il 7 dovrò prendere servizio a 80 chilometri di distanza”, afferma Degiorgi.
Il prossimo passo per i manifestanti sarà quello di coinvolgere la politica locale tramite un altro sit-in difronte al palazzo del Consiglio Regionale, previsto per il 7 maggio. “Faremo un sit-in in Consiglio Regionale, non di protesta, ma per farci ricevere, perché loro devono farsi portavoce di questa problematica”, ha detto Demuru.