CAGLIARI. Sono attese 50mila persone alla Basilica di Bonaria per i funerali del mito Gigi Riva.
Il feretro è arrivato alla Basilica di Bonaria verso le 15,30 e alle 16 inizieranno le celebrazioni.
Il più forte attaccante di tutti i tempi, scomparso a 79 anni, è stato accolto da migliaia di tifosi che lo hanno accompagnato con un lungo applauso.
Ad attenderlo davanti alla Basilica, i colori Rossoblu del Cagliari con cui Riva vinse lo scudetto nel 1970.
All'interno della basilica ci sono i grandi calciatori come Gianfranco Zola, Buffon, Cannavaro, Suazo, Acquafresca, l'allenatore della Nazionale Luciano Spalletti, Daniele Conti, Dossena, Pisano, Suazo e il tecnico del Cagliari Claudio Ranieri insieme a tutta la squadra. Ma anche il ministro dello Sport Andrea Abodi, il governatore Solinas, Paolo Truzzu, Renato Soru e Massimo Zedda.
Nelle prime file ci sono gli ex compagni di squadra di Riva e i familiari.
Intanto il ministro dello Sport Andrea Abodi ha annunciato che a Gigi Riva sarà dedicato il nuovo stadio del Cagliari.
“Sport è gioia, opera del creatore. Gigi era tutto questo, la sua grandezza". Così in apertura della cerimonia l'arcivescovo Giuseppe Baturi.
"Appassionato ma malinconico, sempre schietto, onesto. Non si poteva vendere o comprare. Questo popolo lo ha conquistato, Mauro e Nicola, i figli sono nati qui. Cagliari e la Sardegna lo ha accolto come un figlio prediletto. Oggi i sardi sono qui".
L'arcivescovo di Cagliari monsignor Giuseppe Baturi, nella sua omelia pronunciata durante la celebrazione delle esequie di Gigi Riva, ha ricordato diversi aspetti della sua storia umana e professionale.
Dopo un riferimento allo sport che porta a dare il meglio di sé nell’educazione della mente e del corpo, nella perseveranza, nella lealtà e nel coraggio, nella collaborazione con gli altri e nell’amicizia, ha sottolineato che "in questi giorni abbiamo celebrato tutto questo in Gigi Riva, ma anche, e forse soprattutto, altro. Abbiamo ricordato i meriti dello sportivo e ammirato la grandezza dell’uomo, la sua generosità e riservatezza, quella profondità di amore e dolore, di passione e malinconia, mai gridata, che si lasciava leggere con schiettezza ma mai possedere, che non si poteva né vendere né comprare".
Ha ricordato la sua famiglia, i figli Mauro e Nicola, e il cuore di Cagliari che ora lo saluta e prega per lui.
"La liturgia che stiamo celebrando - afferma - è la memoria viva della morte e risurrezione di Gesù Cristo. Per i credenti la morte è il passaggio necessario per la consegna totale al Dio della vita, nel cui abbraccio ogni fame e ogni sete, secondo le parole di Gesù nel Vangelo, vengono soddisfatti in eterno, nella gioia di quel bene che non sappiamo definire in modo appropriato ma che sappiamo essere vero, che inseguiamo indomiti, con passione, sempre inquieti e mai sazi".
E infine ha ricordato le sue gesta sul campo.
"Che nulla, o Signore, vada perduto - prosegue. Molte sono le immagini di questi giorni, la maggior parte delle quali fissano l’eleganza della corsa, la bellezza e la potenza del gesto. E poi, dopo la rovesciata di Vicenza o il sinistro di Città del Messico, quella esultanza spontanea, come tutti noi da bambini, a braccia alzate, guardando il cielo e correndo incontro all’abbraccio dei compagni. Corri di nuovo, caro Gigi, e tendi ancora quelle tue lunghe braccia al cielo, corri e guarda in alto. Noi oggi preghiamo perché il Signore ti venga incontro e ti abbracci in quella dimora dove potrai conoscere la Verità e vivere l’Amore senza ombra e senza fine".
- Redazione