CAGLIARI. Il raddoppio della fabbrica delle bombe Rwm di Domusnovas è illegittimo. Lo ha stabilito nei mesi scorsi il Consiglio di Stato, che ha bocciato le autorizzazioni concesse dal Comune di Iglesias, sul cui territorio ricade la nuova ala dell'impianto, e dalla Regione. E su quei provvedimenti adesso potrebbe celebrarsi un processo.
Il Pm della Procura di Cagliari, Rossella Spano, ha chiesto il rinvio a giudizio per l'amministratore delegato della società, Fabio Sgarzi e per il responsabile aziendale per la funzione Fabbricati Lavori e Impianti e di tre tecnici incaricati di redigere progetti e relazioni e di seguire le pratiche relative ai piani di ampliamento. Coinvolti anche funzionari dei Comuni di Iglesias e Domusnovas.
La lista delle contestazioni è lunga: sono elencate 30 violazioni, tutte relative a interventi richiesti, approvati e infine realizzati. Solo che, sul piano amministrativo, non erano legittimi. In attesa di vedere come andrà avanti il procedimento penale, con udienza preliminare fissata il 29 giugno, arriva l'appello di Italia Nostra, capofila delle associazioni che hanno presentato ricorsi e esposti.
"L'impianto di Domusnovas non dovrebbe esistere, dovrebbe essere smantellato". Ne è convinto Graziano Bullegas, numero uno dell'associazione che ha dichiarato guerra alla Rwm, "Non solo perché l'ampliamento non è a norma ma soprattutto perché nella nostra terra dovrebbero essere fatti impianti di produzioni più etiche. Ci costituiremo come parte civile, abbiamo continuato a monitorare le attività della fabbrica anche dopo il 2019, quindi forniremo tutti gli atti, che probabilmente saranno presi in considerazione".
Imbocca la strada penale anche a Cagliari, quindi, lo stabilimento finito al centro di uno scandalo internazionale perché messo sotto accusa per aver fornito le bombe che i sauditi hanno sganciati sui civili inermi nello Yemen. Per bloccare il mercato era dovuto intervenire il governo. Ora l'azione della Procura passa alla seconda fase. Dalle indagini alla formulazione delle accuse. In una partita che ora, oltre che umanitaria, diventa anche ambientale.