OLBIA. Mica era un raduno negazionista. No, quei sessanta trovati dalla Forestale il 5 maggio in una villa di campagna a Cugnana (Olbia) erano lì "per un incontro richiesto dalle locali maestranze degli operatori sanitari, attinente alla difesa dei diritti umani delle stesse". Lo scrive l'avvocato Francesco Scifo, che era tra i presenti, in una lettera inviata a ben tre ministeri: Giustizia, Difesa e dell'Interno. E lo fa in qualità di delegato per l'Italia della Alu (Associazione liberamente umani), con sede in Svizzera. Il legale è passato dalla battaglia per la zona franca integrale in Sardegna - in realtà mai abbandonata, perché l'obiettivo pare sia ancora molto lontano - a quella contro le restrizioni per il Covid, in ogni loro forma. A suo dire l'arrivo della Forestale, con i ranger accompagnati dai carabinieri, è stata una violazione della Costituzione, della Convenzione europea dei diritti umani e, infine, pure della Carta europea dei diritti fondamentali.
Il blitz dei ranger è scaturito da un controllo al porto di Golfo Aranci. Una famiglia lombarda - marito, moglie e figli - ha rifiutato il tampone all'arrivo, previsto dalle ordinanze della Regione - e ha dichiarato che si sarebbe messa in quarantena volontaria a Cugnana. La Forestale è andata a controllare al domicilio dichiarato edc ecco la scoperta: c'era il raduno, definiti di negazionisti.
Scifo respinge le accuse al mittente. E con la collega Linda Corrias, sua vice nell'associazione, scrive ai tre ministri, difendendo, tra le altre cose, "il diritto di riunione in luogo privato". Anche se erano in sessanta. Accusa i carabinieri di avergli detto "lei è un avvocato che deve difendere in Africa" e, addirittura, di essersi presentati armati. I carabinieri, armati: pare non vadano bene. Anzi, va così male che ai rappresentanti del governo il legale annuncia di voler "dare notizia agli organismi internazionali dell'incresciosa militarizzazione in atto nel Pese".