SASSARI. Quando gli inquirenti sono entrati in casa sua, a Ossi, hanno trovato le prove del delitto. Sul suo computer stava scaricando materiale pedopornografico che sarebbe andato ad arricchire il suo già ricco e terribile archivio: aveva oltre diecimila video, molti dei quali con protagonisti bambini di meno di 10 anni. In manette, a metà settembre, è finito un ventinovenne originario della provincia di Cagliari, trasferito nel paese del Sassarese. Ora è in carcere a Bancali.
È uno dei tredici arrestati, più ventuno indagati, nella maxi operazione della Procura di Palermo, condotta dalla Polizia postale, contro la pedofilia online. In un anno e mezzo di accertamenti è stata ricostruita una rete di rapporti, tra cittadini italiani e stranieri, che detenevano e scambiavano su Internet, foto e video ritraenti atti sessuali tra adulti e minori, violenze sessuali subite da bambini, e talvolta anche contenuti pedopornografici realizzati in danno di neonati. In totale si è proceduto al sequestro di più di 250 mila file. L'operazione, sotto la direzione di Palermo, è stata condotta con il supporto degli Uffici di Specialità di Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Milano, Napoli, Pescara, Reggio Calabria, Roma, Torino, Trento.
L'indagine ha preso le mosse dall'attività di monitoraggio svolta da tutti i Compartimenti sul territorio tanto sui canali di file sharing, quanto su piattaforme di chat e nel Dark Web, luoghi virtuali dove è necessario imbastire vere e proprie attività sotto copertura finalizzate all'accreditamento e identificazione dei responsabili.
Gli investigatori sottolineano la "assoluta varietà dei profili e delle età dei soggetti coinvolti, dal lavoratore autonomo al lavoratore dipendente, da chi possiede un titolo di studio di base al laureato", a riprova della "diffusione trasversale del fenomeno, che impegna quotidianamente la Specialità nell'incessante attività di prevenzione e contrasto".