CAGLIARI. Da agente immobiliare a Cagliari ad aiuto pastore a Biduve, località di 40 anime a Bantine, territorio di Pattada. È la storia di Valentina Mainas, 30 anni, un sogno nel cassetto fin da bambina: “stare a contatto con gli animali”. poi l’ambizione di diventare una veterinaria, ma la voglia di studiare non era abbastanza. Così dopo un diploma al liceo artistico e lo studio al conservatorio con il violino, Valentina ha deciso di intraprendere il lavoro di famiglia, prendendo un patentino da agente immobiliare ad appena di 19 anni. All’epoca era la più giovane in Sardegna. Ma quel sogno rimaneva sempre lì. “Fin da bambina mi chiamavano Heidi, portavo a casa qualsiasi animale abbandonato”, racconta dall’altra parte del telefono attraverso una chiamata su whatsapp con il segnale preso dal satellite. La ricezione per una chiamata normale là dove sta non c'è.
Nella sua vita ha sempre trovato poco spazio la vita mondana, tra studio al liceo e al conservatorio e poi il lavoro come agente immobiliare. Tutto è cambiato quando a 21 anni ha conosciuto il suo attuale compagno, Francesco.
“Facevo l’animatrice in un villaggio turistico. Lui era un barman, ma ho saputo solo dopo qualche mese che il suo vero lavoro non era quello”. Così da quattro anni Valentina ha lasciato la città per gestire insieme al suo fidanzato l’azienda di famiglia. “Non mi reputo un’allevatrice, sono solo un’aiutante”, precisa, “ci vogliono ancora tanti anni di esperienza, in tutto almeno dieci”.
Sabato Valentina ha raggiunto un primo grande traguardo, la tosatura di una pecora da sola. “È stato bellissimo ed emozionante, qualcuno che mi ha visto all’opera non ha creduto che per me fosse la prima volta, lo prendo come un complimento”. Non c’è spazio per lo svago o una vacanza, a Biduve si lavora 7 giorni su 7. Una cena tra amici a casa o al massimo una pizza ogni tanto, sono le uniche alternative al lavoro che inizia alle 6 ogni giorno e termina alle 20.
“Gli animali devono mangiare tutti i giorni”. Così la sua sveglia suona ogni giorno alle 5.30, inizia con il mangime alle bestie (capre, pecore, un cavallo, maiali e vacche), ma guida anche il trattore e si occupa delle pulizie del capannone. Nessun aiuto, lavorano solo lei e il suo compagno. Ogni tanto si permette di staccare qualche giorno e andare a trovare i genitori a Quartu. “Mi fa piacere, ma dopo qualche giorno mi annoio, la mia vita è qua”. Anche loro, come i colleghi del mondo pastorale, fanno i conti con il latte pagato troppo poco per il duro lavoro che c’è dietro.
“Ottanta centesimi iva inclusa per quello di pecora e 67 per quello di capra, non si vive, si sopravvive”. Anche loro hanno partecipato alla protesta dello scorso anno che è arrivata alla ribalta internazionale. “Abbiamo prodotto anche il formaggio in quell’occasione, eravamo riusciti ad avere oltre 500 litri di latte e in una giornata abbiamo prodotto 40 forme di formaggio”.
- Monica Magro