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Report, birra Ichnusa e Sardegna: un'inchiesta con poche luci e troppe ombre

Ichnusa La nostra birra

 

CAGLIARI. L’ultima puntata della trasmissione televisiva Report, andata in onda domenica su RAI 3, (LINK) ha visto un servizio dedicato alla Birra Ichnusa che di certo non mancherà di suscitare dubbi e perplessità dato che, per molti sardi e anche per tanti estimatori oltre tirreno, Ichnusa è più di un brand commerciale e conserva intatta una forte connotazione simbolica e identitaria rappresentante la Sardegna. Il servizio, prendendo spunto da un docufilm non recente del 2022, intitolato “Chemical Bros” del regista Massimiliano Mazzotta, ipotizza che la birra Ichnusa, facente parte del gruppo Heineken ma con la propria produzione ad Assemini,  possa essere “contaminata” dalla presenza di fluoro, proveniente dai residui di lavorazione degli stabilimenti della Fluorsid, in quanto prodotta con le acque provenienti da un’area classificata SIN ovvero “sito di interesse nazionale” dall’ISPRA (LINK),  a causa dell’inquinamento delle falde acquifere.

A supporto di questa tesi il giornalista espone i risultati di analisi inizialmente contrastanti, fatte da due università diverse, sul contenuto di un lotto di bottiglie di birra Ichnusa. Quelle analisi però una volta ripetute coincidono su valori nella norma, ma viene contestato il fatto che le richieste di analisi di controllo, indirizzate alla Asl territoriale dalla redazione, siano rimaste senza risposta.  Il servizio si conclude lasciando nel dubbio gli spettatori nonostante i responsabili del gruppo Heineken, intervistati al riguardo, espongano di fronte alle telecamere le recenti analisi Asl sulle fonti acquifere che indicherebbero come le acque utilizzate per la produzione della Ichnusa siano conformi e non inquinate dal fluoro.  

Un'attenzione che Report ha però riservato solo alla Sardegna, in questo caso, senza affrontare il tema della produzione industriale di birra o bevande in Italia e rivolgendo altrettanta attenzione ai tanti luoghi di produzione e alla qualità delle acque utilizzate da tutti i marchi più noti e diffusi nel nostro paese. Perché se fosse la tutela dei consumatori l’aspetto di cui Report ha deciso di preoccuparsi, si può affermare che in tutta Italia ci sono casi di analoga presenza di stabilimenti di produzione di birra, bevande e  anche di acque minerali in luoghi ad alto tasso di inquinamento. Si dovrebbe approfondire bene quindi cosa avvenga in tutto il settore, senza preoccuparsi di ledere gli interessi economici di aziende commerciali note che, al pari della Ichnusa, fanno tesoro dell'immagine del proprio marchio che rappresenta un polo  di attrazione per l’opinione pubblica e i consumatori.

Sarebbero decine, o forse centinaia, i casi simili di produzione e imbottigliamento di birra, bevande industriali e anche acque minerali in tutta Italia. Sia nelle altre 57 aree dell’elenco dell’Ispra che in molte altre zone industriali altamente inquinate che in quell’elenco non compaiono. Senza nessuna pretesa di completezza ne suggeriamo solo alcuni.  

L’area industriale di Porto Marghera ad esempio, che costituisce una delle più vaste aree SIN italiane, vede la presenza di tantissimi stabilimenti di produzione di birra e bevande. Tra cui anche altri stabilimenti della stessa Heineken. Oppure la SIN di Bussi sul Trino (in provincia di Pescara) dove si produce una nota acqua  minerale come la Santa Croce.  

Oppure, ancora, le aree industriali di Brindisi, Taranto o Bari dove, a pochi passi dalla ex ILVA,  sono presenti alcuni stabilimenti tra cui quello della birra Peroni. Ma siamo certi che nessuna testata giornalistica insinuerebbe mai il sospetto che la Peroni produca la sua birra con acque non controllate o non conformi. La Peroni produce anche nel Lazio, a  Pomeziadove fin dal 1938  è presente la sua  “Malteria Saplo” (LINK). E sappiamo che quella di Pomezia è certamente un’area industriale dove esistono gravi e accertati casi di inquinamento ambientale. Come quello del Centro ENI (LINK)  oppure  quello riguardante la bonifica dello stabilimento della Leonardo Spa  (LINK), la più grossa azienda aerospaziale italiana. Una bonifica controversa che va avanti da oltre 12 anni. 

La nota azienda italiana è anche un marchio direttamente concorrente della Heineken/Ichnusa, ma non possiamo certo pensare che produca in un modo non lecito o non conforme alla legge, nonostante abbia diversi stabilimenti in Italia in varie zone industriali altamente inquinate.  Certamente non si permette di pensarlo una testata come Report che in un altro servizio andato in onda di recente (LINK) si guarda bene dal criticare la Peroni e anzi la promuove a pieni voti, su tutte le altre birre industriali prodotte nel nostro paese, definendola la "birra nazionale".  È chiaro quindi che l’Ichnusa possa ritenersi parte lesa nei suoi interessi dall'attenzione particolare riservatagli dal servizio di Report.. 

In conclusione, questo servizio che Report ha dedicato alla birra Ichnusa, sembra anche riportare alla memoria altre inchieste recenti che riguardano la Sardegna,  come quella di Presa Diretta  che parlava della lotta dei sardi contro la speculazione sulle energie rinnovabili (LINK).   Anche in quel caso non sono mancate le polemiche tra chi ha "letto" il servizio come un tentativo di descrivere i sardi come una massa di ignoranti che vanno contro la legge, rifiutando il progresso e le logiche della green economy. Così è accaduto anche quando una testata che fa parte del servizio pubblico nazionale, si è schierata apertamente dalla parte delle multinazionali dell'energia, ignorando i duecentomila sardi firmatari della “Pratobello”, le decine di comitati popolari di lotta e anche la politica regionale. Tutti quelli che oggi, in modi o forme diverse e con diversa efficacia, cercano di opporsi all’attacco indiscriminato al patrimonio ambientale, culturale e paesaggistico della Sardegna, favorito dalle normative nazionali.