CAGLIARI. “Al termine del lockdown la Sardegna aveva proposto un modello di prevenzione del contagio che avrebbe limitato al massimo la possibilità di diffusione del virus in Sardegna, consentendo uno svolgimento sereno della stagione turistica e offrendo alla nostra regione l’opportunità di proporsi come terra ideale per le vacanze. Un modello che alla Sardegna non è stato permesso di attuare, ma che nei mesi successivi si è confermato utile e opportuno”. Il presidente della Regione Christian Solinas, in chiusura della sessione dedicata alla Sardegna dagli Innovation Days organizzati da "Il Sole 24 Ore" , ha ripuntato l'attenzione sui cosiddetti "passaporti sanitari".
Essendo un’isola, ha ricordato Solinas, "avremmo avuto la possibilità di avvalerci di uno strumento efficace per limitare la circolazione virale, non certo una limitazione dei diritti dei cittadini, ma anzi una garanzia per tutti, sardi e turisti". E ha aggiunto: “Molti, oggi ci danno ragione; ormai però non dobbiamo pensare al passato ma piuttosto a come contrastare questa seconda ondata e la pandemia economica che potrebbe seguire”. Sempre sul tema del turismo, ha rilevato che occorre puntare su una destagionalizzazione "e per questo guardiamo con estremo interesse a come utilizzare le nuove risorse europee, che finalmente avremo a disposizione fin dal 2021, per l’adeguamento del nostro sistema di infrastrutture, utili a realizzare una stagione turistica sempre più prolungata e indirizzata non più esclusivamente alle bellezze delle nostre coste. Intendiamo valorizzare quegli aspetti di identità e unicità che la Sardegna racchiude, in grado di destagionalizzare valorizzando il nostro immenso patrimonio archeologico ed etnografico”.
Il numero uno dell'esecutivo ha anche parlato della fase pre-Covid: "La situazione sarda era caratterizzata da un seppure debole rafforzamento del sistema economico produttivo, con un indice di disoccupazione calato al 14,7 per cento, in lieve miglioramento rispetto all’anno precedente". Non mancavano segnali incoraggianti e indicativi di un’evoluzione positiva soprattutto nel terziario, e in particolare per la nostra industria turistica che, ha sottolineato Solinas, a febbraio registrava un incremento delle prenotazioni di oltre il 7% rispetto al 2019.
Per quanto riguarda l'industria, ha ricordato che "in passato la Sardegna è stata vista come luogo di opportunità grazie a piani di finanziamento particolarmente agevolati in alcuni settori, come quello della grande industria; opportunità che oggi non sono più realizzabili. Dobbiamo dunque muoverci in uno scenario diverso e creare occasioni diverse di sviluppo. Non per questo si deve abbandonare l’industria”. Se è vero che la stagione dei grandi investimenti agevolati, della grande industria con forte impatto ambientale è superata, è pur vero, ha proseguito Solinas, che non esiste economia al mondo che non abbia nel paniere del suo Pil anche l’industria tradizionale. “Dobbiamo dunque comprenderla nel nostro futuro", ha aggiunto il Presidente, "e le esigenze di questo comparto, che resta fondamentale, non possono essere disattese. Il grande miracolo italiano, la grande risalita della nostra economia, è stata determinata dalla capacità di produrre cose che piacciono al mondo. È stato il miracolo industriale della siderurgia, della metalmeccanica, del manifatturiero realizzato dai grandi gruppi industriali, insieme al boom edilizio. Va dunque trovato il giusto equilibrio”. In questo settore un forte sostegno potrà venire dal Recovery Plan, che interverrà sulle aree delle grandi industrie con 75 miliardi che saranno indirizzati verso gli interventi green. In primo piano, nel suo intervento, anche il progetto che riguarda le "miniere dismesse del Sulcis, per la produzione del gas nobile Argon, in un impianto secondo solo a quello presente negli Stati Uniti, in Colorado. Anche per Porto Torres l’evoluzione green è già nei fatti, con il passaggio dalla chimica pesante a quella fine, indirizzata all’industria farmaceutica e alla trasformazione delle piante officinali”.
Si vuole inoltre "puntare sempre più sui nostri giovani e sulla formazione: aiutare i nostri talenti a restare in Sardegna da protagonisti. La nostra è una delle poche Regioni che finanzia la ricerca nelle Università, con cospicue risorse che sostituiscono i trasferimenti dello Stato. È un investimento importante per il nostro futuro. Dobbiamo sempre più sviluppare e affinare la connessione tra formazione universitaria e domanda di lavoro”. E in chiusura, il presidente ha ricordato le due richieste fondamentali della Sardegna anche in ordine all’utilizzo dei fondi del Recovery Plan: un piano straordinario per le infrastrutture che includa non solo le reti di trasporto ma anche quelle energetiche, e una continuità territoriale effettiva che consenta alla Sardegna di abbattere il gap determinato dall’insularità e permetta un sistema di collegamenti con frequenze certe.
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