Google Maps è certamente uno dei servizi online maggiormente usati nel mondo. Dubito che esista qualcuno fra noi che non lo conosca o non lo abbia mai utilizzato. Credo sia molto più facile trovare qualcuno che non conosca, non sappia utilizzare o non abbia mai aperto una mappa geografica cartacea tradizionale. “ Le mappe virtuali di Google però hanno ben poco in comune con le mappe cartacee. La differenza più significativa è che sono delle cose eppure ci appaiono vive perché reagiscono alle nostre sollecitazioni, sono potenti oggetti mutanti, mappe interattive, scorrevoli, ricercabili e zoomabili. Questo servizio sulla rete internet ha cambiato in pochi anni la conoscenza e il senso stesso del nostro “stare” in qualsiasi luogo.” Questo è quanto afferma Moritz Alhert, giovane ricercatore della “University of Fine Arts” di Amburgo nel suo saggio “ The power of virtual maps” .
E la consuetudine e familiarità con cui tutti ormai usiamo una mappa su Google o su altri sistemi di “virtual maps” attraverso un qualsiasi computer, cellulare, tablet o periferica digitale georefenziata, anche in movimento, penso gli dia ragione. Questo sistema di mappe virtuali, sempre disponibili e onnipresenti, non ha soltanto modificato la nostra conoscenza di cosa sia un punto o un percorso su una mappa geografica. Ha anche modificato la nostra percezione del “cosa siamo” noi stessi e di “come esistiamo” nella realtà che ci circonda, del come sentiamo di appartenere fisicamente ad un dato luogo nello spazio, in un particolare momento nel nostro tempo.
A Bologna negli anni novanta nacque un “collettivo”, chiamato Luther Blissett, che coinvolse intellettuali, performer, artisti, riviste underground, informatici, realtà antagoniste dei centri sociali con lo scopo di creare un'icona pop, con un volto fittizio e lo stesso nome di un misconosciuto calciatore di origine giamaicana del Milan della metà degli anni ottanta, per compiere incursioni artistiche e azioni di “detournement” culturale di matrice situazionista ispirate alla "Psicogeografia” una teoria di utilizzo degli spazi urbani creata dal movimento di avanguardia artistica “lettrista”, nei primi anni cinquanta. Si tratta di forme di “movimento” sociale alle quali alcune azioni come i flash-mob contemporanei, nati attraverso i social network, in qualche modo si ispirano. I membri fondatori di quel movimento, sono oggi meglio conosciuti come il collettivo Wu Ming. Uno dei più noti esperimenti artistici del collettivo Luther Blissett, è quello noto come la mostra di “LOOTA la scimmia artista” che avvenne nel corso della Biennale di Venezia del 1995. Un famoso gesto situazionista, preceduto da un forte battage mediatico che annunciava la prima esposizione mondiale d’arte contemporanea con le opere di una scimmia artista e intelligente in grado di dipingere bellissimi quadri. Ma alle centinaia di visitatori accorsi a frotte per visitare questa mostra, veniva annunciato che la scimmia e i suoi quadri non esistevano con un volantino che inneggiava ad ALF l’Animal Liberation Front (movimento di liberazione degli animali, molto attivo contro la vivisezione) e, rivolgendosi al lettore, dichiarava con fare irridente: “la vera scimmia sei tu”.
L’artista tedesco Simon Weckert, citando proprio Moritz Alhert, ha presentato in questi giorni sul proprio sito web una sua recente performance intitolata "Google Maps Hack". Lui, in questa performance, opera in un modo che ricorda molto da vicino le derive psico-geografiche del Luther Blissett Project. Infatti ha trasportato 99 smartphone dentro un carretto attraverso alcune strade di Berlino, generando un ingorgo “virtuale” su Google Maps. Nel video Simon mostra il suo incedere con il proprio carrellino ricolmo di cellulari lungo strade deserte, mentre in tempo reale Google Maps indica quelle strade come congestionate e a forte traffico, consigliando agli utenti di usare percorsi alternativi. Grazie alla forte concentrazione di telefoni in lento movimento gli algoritmi software di Google Maps hanno calcolato che quelle vie fossero intasate di auto. Il software stima infatti le condizioni del traffico usando le informazioni relative alla velocità degli utenti connessi alle sue mappe nello stesso luogo e momento. L’artista ha voluto dimostrare il collegamento che c’è tra la tecnologia e i suoi utenti, ovvero come la tecnologia sia in grado di condizionare la vita delle persone.
Video: Google Maps Hack, l'esperimento di Simon Weckert
Questo esperimento "neo-situazionista" di Weckert mi sembra quindi doppiamente interessante, sia dal punto di vista artistico che tecnologico perché rivela quanto il re sia sempre nudo. Quanto quella “scimmia” in grado di dipingere, ognuna di quelle scimmie pronte ad affollare la mappa virtuale siamo noi, utenti della rete e della mappa virtuale, mappa dalla cui intelligenza anche essa virtuale, siamo pronti e ben felici di farci guidare.
“Le mappe virtuali rappresentano quindi il primo “accrescimento cibernetico di massa” dei nostri sensi, concorrono al superamento dei limiti fisici dell’essere umano associati ad un luogo. Luogo che non è più quello fisico proprio del suo muoversi o viaggiare ma anche della sua esistenza vitale”
Un moderno sistema di mappe digitali interattive ci offre questa sorta di sesto senso in grado di facilitare e anche amplificare la nostra comprensione del mondo che ci circonda, non soltanto in termini geografici spazio-temporali ma intellettuali e percettivi. La mappa si comporta come un amichevole assistente virtuale in grado di interpretare al meglio ma anche di modificare le nostre decisioni e azioni. Ci offre la conoscenza della nostra posizione e di come interagiamo con essa, ma anche ci suggerisce come potremmo meglio interagire e reperire le infinite informazioni collegate ai luoghi che frequentiamo o che vorremmo frequentare. Che si tratti di luoghi noti o luoghi sconosciuti non ha importanza. Questo assistente è stato creato per suggerirci come meglio agire o interagire durante qualsiasi viaggio o tragitto pensiamo di voler percorrere, dal più breve al più lungo e complesso, lo si intenda fare a piedi, in auto o con qualsiasi mezzo, anche con la sola immaginazione. Quella mappa quindi interagisce non solo fisicamente con noi ma lavora “embedded” direttamente dentro il nostro immaginario, fino al punto di permetterci di viaggiare ovunque ed essere in qualsiasi luogo, viaggiare anche stando fermi. La potenza intrinseca di tutto questo complesso sistema relazionale che coinvolge la rappresentazione reale e virtuale dei luoghi del mondo insieme al nostro immaginario, individuale e collettivo, che a tale rappresentazione può essere associato è praticamente infinita.
Quello che dovremmo considerare però è anche quanto questa infinita potenza sia potenzialmente fallace. E anche come sia pericoloso utilizzarla in quanto, queste informazioni, al pari di tutte le informazioni che ci riguardano, sempre più diffuse e presenti sulla rete internet, raramente sono in mano a istituzioni pubbliche o utilizzate per scopi di pubblica utilità. Google Maps, come la maggior parte dei sistemi di localizzazione e geo-referenziazione che sfruttiamo ogni giorno, sono sistemi di proprietà di aziende private. Grosse multinazionali come Google o Facebook che, anche quando offrono a tutti e gratuitamente dei servizi indispensabili di cui non si può più fare a meno, ci chiedono in cambio un grosso prezzo da pagare in termini di accesso alle informazioni che riguardano la nostra vita e la nostra realtà. Questo non dovremmo mai dimenticarlo.
Perché, alla fine, quelle scimmie sulla mappa siamo noi.
Penso che la diffusione di massa di questi sistemi privati che usano i nostri dati a fini commerciali porti anche un ben triste presagio per il futuro che ci aspetta. Un futuro in cui noi, scimmie sempre più connesse e ubbidienti, saremo costretti a seguire indicazioni, percorsi e consigli virtuali dell’azienda o multinazionale di turno. Percorreremo ignari e felici tante strade alternative sconosciute, prenderemo solo le scelte consigliate perchè sono quelle più sicure, evitando altre strade o scelte che, sempre a detta di altri, non fanno per noi o sembrano pericolose ci perderemo gran parte del gusto della conoscenza, durante la nostra vita e nel corso di qualsiasi viaggio. E contribuiremo, insieme al branco, ad intasarne per davvero altre di strade. Tanti piccole scimmie agli ordini di quella nuova costruzione di senso e realtà determinata da qualcuno che starà usando noi e le nostre vite per costruire realtà alternative. E nuovi mercati.