CAGLIARI. Non c’erano lacrime, nessuna, nell’aula della Corte d’Assise del tribunale di Cagliari stamattina. Forse perché le vicende, anche i dettagli più macabri, erano stati già riportati a più riprese dalla stampa regionale e nazionale e ormai sono fatti noti. O forse perché tra i sentimenti dei (tanti) presenti in aula oggi, la tristezza non era quello prevalente. Non più. C’erano rabbia, voglia di giustizia, forse in alcuni momenti anche sollievo. Igor Sollai invece era dietro le sbarre, quelle da dove l’imputato osserva il processo. Da lì ha ascoltato le parole della giudice Lucia Perra. Sollai ha chiesto attraverso il suo legale, Roberto Demurtas, di non essere ripreso e per questo, nonostante le tante telecamere, non ci sono immagini di lui. Andrea Deidda, fratello della vittima, sedeva invece al primo banco, al fianco del suo avvocato, Gianfranco Piscitelli e del Pubblico ministero, Marco Cocco.
Francesca Deidda è morta per mano di Sollai, non ci sono dubbi. Lo aveva ammesso lo stesso 43enne autotrasportatore dopo mesi di carcere, in autunno. Assassinata dopo aver ricevuto almeno 8 colpi di martello (una mazzetta da muratore, per essere precisi), sul divano dove stava riposando. Lei aveva provato anche a difendersi, lo ha ricordato anche la giudice nel momento della lettura dei capi d’accusa, ricordando il trauma nelle dita della mano rilevato durante l’autopsia. Per usare i termini tecnici si è parlato di “sfacelo della volta cranica”. A questo punto l’imputato si sarebbe finto Deidda, usando il pc e il telefonino di lei, cercando di sviare le indagini. Fingendo fosse ancora viva. Ha nascosto il suo cadavere sulla ex 125, cercando di sotterrarlo e piantandoci intorno delle siepi, comprate a Sestu. Ha gettato l’arma del delitto dal ponte di "Sa Scafa" e ha cercato di vendere l’auto dove poi sarebbero state trovate tracce di sostanze biologiche, sangue. Le stesse tracce trovate nella casa di via Monastir a San Sperate, sul divano (anche questo era stato messo in vendita), ma anche sui muri di casa.
Il movente, per l’accusa, è quello di voler evitare i costi delle pratiche di separazione e ottenere la casa, oltre a incassare la polizza sulla vita che nel 2020 Francesca Deidda aveva stipulato. Solo 4 anni prima di morire per mano del marito. “Abbiamo voluto evitare un lungo dibattimento, vista la confessione. Non ci sono dubbi sul fatto”, ammette anche l’avvocato Demurtas che rappresenta l’imputato. “Il processo verterà sulle circostanze. Lavoreremo per far dare una pena giusta. Non concordiamo su alcune aggravanti, come nel caso della premeditazione”. Gianfranco Piscitelli, che rappresenta Andrea Deidda, conferma: “Tutto verterà sulla premeditazione che, allo stato degli atti, è ampiamente dimostrata. Lo confermano anche le nostre perizie in sede civile, compresa quella della dottoressa Roberta Bruzzone”. In testa all'articolo il servizoo con alcuni estratti delle interviste rilasciate a margine della seduta dailegali.
L’appuntamento con il dibattimento è per il 7 maggio, ma per Piscitelli la sentenza potrebbe arrivare anche prima dell’anniversario del ritrovamento del corpo di Deidda, a fine luglio.