SANITÀ. Gabriella Mereu è ancora molto attiva. La dottoressa cagliaritana che cura il cancro con la terapia verbale, che consiglia di affrontare mali femminili con l’inserimento nella vagina di una medaglietta raffigurante la Madonna e sostiene di guarire i paraplegici con una diagnosi che passa dalla formula “tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino” continua nei suoi cicli di conferenze. A pagamento, ovviamente. Il 27 maggio era a Firenze. Costo dell’ingresso: 50 euro. “Ma per gli studenti facciamo uno sconto”, ha spiegato al telefono la referente organizzativa, tale Filomena. Il 4 giugno la dottoressa sarà a Lecce: chi risponde al numero di cellulare indicato nelle locandine racconta che l’anno scorso il prezzo era di 50 euro e che, con tutta probabilità, quest’anno la tariffa sarà la medesima. Possibile anche chiedere un incontro privato, a quattr’occhi. Ma nessuno si sbilancia sull’onorario.
Soldi che non sono stati sborsati dalla donna che parla nel video: lei, dice, solo ascoltando una battuta della dottoressa, è guarita dopo vent’anni di stitichezza. La forza lassativa della terapia verbale.
La Mereu è finita al centro di una tempesta perché accusata a vari livelli di professare pratiche totalmente fuori dalla medicina. La dottoressa è stata messa alla gogna anche in tv, dalle Iene. Intanto era già aperto un procedimento disciplinare contro di lei all’Ordine dei medici di Cagliari (che aveva anche presentato un esposto in Procura): è arrivato anche il provvedimento di radiazione, a metà del 2015. Ma non è efficace. Perché lei lo ha impugnato davanti alla Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie, un organo del ministero della Salute che decide in appello sui provvedimenti emessi dai singoli ordini professionali. Qui sta la fortuna della dottoressa miracolosa: la commissione era in stallo da tre anni, a causa di un contenzioso sulle nomine. E la decisione finale sul suo destino professionale non è stata presa. Ma da marzo del 2017 l’organo è stato ricostituito, con provvedimento della Presidenza del Consiglio dei ministri. E, forse, chissà, verrà accolta la richiesta avanzata anche attraverso una petizione lanciata su Change.org (con quasi 4000 firme) che chiede la radiazione definitiva della Mereu. Che, nel caso, non potrebbe più definirsi “dottoressa”. Ma solo, per usare un’espressione di Roberta Chervesani, presidente della Federazione nazionale dei medici, come tutti coloro che “avviano verso strade alternative pazienti che potrebbero salvarsi con terapie efficaci: non sono medici. Sono ciarlatani,delinquenti. Esistono imbonitori capaci di convincere i fragili, è un comportamento contrario a tutti i principi etici e deontologici che equivale all’abbandono di un ferito per strada”.