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CAGLIARI. “Rivendichiamo il diritto di una finanziaria che rispecchi le reali necessità della popolazione. Noi l’abbiamo definita come una finanziaria di guerra. Vengono tolte delle risorse economiche che potrebbero servire per la sanità, la scuola, le pensioni e tutto l’apparato sociale”. È cominciata alle 9.30 di questa mattina la protesta, partita da piazza del Carmine a Cagliari e che ha attraversato le strade cittadine, contro la manovra finanziaria del Governo Meloni.
Centinaia i presenti con bandiere e striscioni alla mano, tra cittadini e sindacalisti di Cobas, Usb, Sgb e Cub.
Per i manifestanti la legge di bilancio taglia i servizi e condanna gli stipendi dei dipendenti pubblici ad anni di perdita del potere d’acquisto. La manovra infatti prevede che il ministero della Difesa, per il prossimo anno, avrà a disposizione 1,1 miliardi di euro in più, (arrivando fino a circa 33 miliardi di euro) per le spese militari. “Troviamo scandaloso il fatto che mentre la gente non riesce a curarsi, si trovano i soldi per il riarmo”, spiega Salvatore Drago di Usb.
La preoccupazione dei manifestanti è che con questa politica del riarmo si vada verso un clima di guerra e che si possano ripetere gli errori del passato. “Crediamo che le organizzazioni sindacali abbiamo una responsabilità politica enorme a tutela dei lavoratori, della cittadinanza e della pace, senza la quale non c’è niente. Pensare che noi siamo già entrato in guerra offensiva e che possiamo, un giorno, subire le controffensive è tragico.
Non vogliamo ripercorrere una strada che l’Europa ha già percorso in passato e che dopo il 1945 ci siamo promessi di non ripercorrere. Ci stiamo tragicamente tornando”, fa sapere Andrea De Giorgi di Cobas.












