CAGLIARI. La ridefinizione del disciplinare di produzione del Pecorino Romano Dop continua ad alimentare il dibattito nel settore lattiero-caseario sardo. Al centro della discussione vi è la questione delle razze ovine il cui latte può essere utilizzato per la produzione della rinomata Dop, con particolare attenzione alla difesa delle razze autoctone, come la pecora sarda, la nera di Arbus, la comisana e la vissana. Questo il tema al centro della conferenza stampa organizzata da Agrinsieme Sardegna e dalle principali cooperative del settore.
I rappresentanti delle associazioni di categoria, tra cui Daniele Caddeo di Legacoop Sardegna e Giuseppe Patteri di Copagri, hanno ribadito la necessità di tutelare la tipicità del prodotto e il legame con il territorio. "Il Pecorino Romano deve continuare a essere prodotto esclusivamente con latte di pecore autoctone, così come stabilito nelle comunicazioni del 2022 e avallate dal Ministero, ma mai inserite ufficialmente nel disciplinare", ha dichiarato Caddeo.
Un altro aspetto critico emerso riguarda il rischio dei dazi statunitensi, che potrebbero colpire le esportazioni italiane e compromettere la stabilità del mercato. Secondo Patteri, una revisione del disciplinare che escluda le razze non autoctone rafforzerebbe la distintività del prodotto, offrendo garanzie ai consumatori e agli allevatori. "Non siamo contrari ad allevamenti di razze estere, ma riteniamo che il loro latte debba essere destinato ad altri tipi di formaggi e non alle nostre Dop", ha aggiunto.
Confagricoltura Sardegna, per voce del presidente Stefano Taras, ha sottolineato l'importanza economica della produzione di Pecorino Romano per la regione, che rappresenta il 95% del totale nazionale. "Non possiamo permetterci di snaturare un prodotto che è frutto di tradizione e qualità. L'inserimento di latte proveniente da razze non autoctone potrebbe avere ripercussioni negative sul prezzo del formaggio e quindi sugli allevatori", ha avvertito.
Anche Cia Sardegna, rappresentata da Francesco Erbì, ha posto l'accento sulla necessità di difendere le produzioni locali per contrastare lo spopolamento delle aree interne. "La ricchezza generata dall'allevamento della pecora sarda deve rimanere legata al territorio, per garantire la sostenibilità economica e sociale delle comunità rurali", ha dichiarato.
Dal mondo della trasformazione, Salvatore Palitta ha evidenziato il rischio che l'uso di razze non autoctone possa alterare le caratteristiche del Pecorino Romano, rendendolo un prodotto standardizzato e meno legato al territorio. "Il disciplinare deve essere uno strumento di tutela e valorizzazione, non di deregolamentazione", ha affermato.
Renato Illoto, presidente di Cao Formaggi, ha infine sottolineato come alcune aziende stiano già utilizzando latte di razze esotiche per la produzione di altri formaggi, senza compromettere la qualità della Dop. "Se non interveniamo subito, rischiamo di confondere i consumatori e di compromettere il valore del nostro prodotto di punta", ha concluso.
Agrinsieme e le cooperative chiedono quindi alla Regione e al Ministero dell'Agricoltura di prendere una posizione chiara e definitiva in favore della salvaguardia della tradizione e della qualità del Pecorino Romano, garantendo che il latte destinato alla Dop provenga esclusivamente da pecore autoctone.