CAGLIARI. Il tono è ironico. L'esito, visti i protagonisti di ambo le parti e i precedenti tra loro, incerto e ad alto rischio. Per il 2 marzo, in piazza Santo Sepolcro a Cagliari, è stato convocato un "Banchetto antifacista" al motto di "Mangiamoci Di Stefano": "Gradite cassette di arance, pomodori, e tutto ciò che possono gradire le merdone fasciste" è la conclusione dell'appello alla partecipazione.
In contemporanea, a pochi passi da lì, all'Hotel Regina Margherita, si terrà la chiusura della campagna elettorale di CasaPound, con il leader Simone Di Stefano. Già sbarcato a Cagliari il 21 ottobre, in occasione dell'inaugurazione della sede del movimento neofascista in via La Nurra - solo un imponentissimo schieramento di polizia ha tenuto lontano un corteo antifascista - Di Stefano ha deciso di fare il bis proprio nel capoluogo sardo a due giorni dal voto.
La visita è annunciata da qualche giorno: era difficile che gli antifascisti rimanessero a guardare. Infatti non lo fanno. "I mercenari di Casapound vengono a banchettare al Regina Margherita. Loro che vorrebbero un pezzo di Libia ma non conquisteranno nemmeno un metro quadro di su siccu. Loro che amano "rieducare" le persone venti contro uno ma che quando vengono rieducati a loro volta passano da Ezra Pound a Voltaire più velocemente di un jack russel che vede salsicce immaginarie". Ironia, tanta, nella convocazione del presidio. Ma difficilmente l'esito della manifestazione sarà pacifico come quello del corteo antirazzista di qualche giorno fa.