CAGLIARI. In Sardegna a causa dell'alto tasso di mortalità uomini e donne hanno perso circa mezzo anno nell'aspettativa media di vita. Forse anche a causa delle tante rinunce alle prestazioni sanitarie: l'Isola, su questo, registra la quota più elevata d'Italia (nel 2021 era pari al 18,3% contro il dato nazionale dell’11%). La fotografia fornita oggi dall'Istat, nel suo ultimo report sugli indicatori demografici, non è di certo rassicurante.
La Sardegna è tra le regioni italiane che hanno perso più popolazione residente nel 2022, insieme a Basilicata, Molise e la Calabria: tutte con tassi di decrescita più bassi del -7%.
La speranza di vita alla nascita per i sardi si è abbassata dello 0,4%, arrivando a 79,6 anni per gli uomini e a 84,8 per le donne.
Secondo l'Istat a livello nazionale si registrano natalità al minimo storico e mortalità invece ancora elevata: meno di 7 neonati e più di 12 decessi per 1.000 abitanti a livello nazionale. "Il calo della popolazione in Italia è frutto di una dinamica demografica sfavorevole che vede un eccesso dei decessi sulle nascite, non compensato dai movimenti migratori con l’estero", si legge sul report.
Non va meglio se si guardano i dati sulla fecondità: su tutte le regioni spicca proprio la Sardegna che, con un valore pari a 0,95, è per il terzo anno consecutivo l’unica regione con una fecondità al di sotto dell’unità e ha anche un'età media più alta delle mamme al parto (32,9 anni).
Il primato della fecondità più bassa, ancora una volta, spetta alle province sarde, con ben tre province su cinque, Cagliari, Sud Sardegna, Oristano, al di sotto di un figlio per donna (0,93 la prima, 0,90 le ultime due).