CAGLIARI. File interminabili di ambulanze, scene a cui in questi ultimi due anni ci siamo purtroppo abituati. Le abbiamo viste nel primo lockdown, poi nel secondo, e anche quando il virus sembrava essere ormai un lontano ricordo. Questa volta però in mezzo sono passati in ordine: l’inaugurazione di quello che sarebbe dovuto essere il nuovo pronto soccorso del Santissima Trinità, mai riaperto, e la fine dell’emergenza Covid (ma non della pandemia). Due punti fondamentali che, nelle speranze di cittadini e dello stesso personale sanitario, avrebbero dovuto risolvere la situazione. E invece le porte del Santissima sono ancora bloccate e oggi le uniche due strutture del Cagliaritano, il Policlinico di Monserrato e il Brotzu, vivono ogni sera nell’affanno delle centinaia di pazienti da gestire, costretti ad attese inaccettabili, che possono superare anche le 7 ore.
C’è chi deve passare la notte dentro l’ambulanza, in mezzo alla strada: è successo a 12 pazienti ieri al Policlinico, insieme agli equipaggi dei soccorritori. Dentro il pronto soccorso i letti finiscono in un battito di ciglia e le procedure Covid, certo, non aiutano in termini di velocità del servizio. Anzi. Ad ogni tampone si rallenta e al momento l’unica via d’uscita, secondo il direttore sanitario dell’Aou di Cagliari Ferdinando Coghe, sembra quella dell’apertura del laboratorio di Is Mirrionis, su cui però tutto tace. "Se solo venisse convogliato tutto il Covid al Santissima noi saremmo alleggeriti notevolmente - conferma Coghe - Sì rimarrebbero gli asintomatici ma sarebbero di meno. Per noi sarebbe un vantaggio, senza dubbio".