ROMA. La legge sulla lingua sarda, approvata a fine giugno dal consiglio regionale, passa anche il vaglio del governo: il consiglio dei ministri ha deciso di non impugnare davanti alla Corte costituzionale la norma che per la prima volta nella storia dell'Autonomia disciplina in modo organico l'uso del sardo e delle altre lingue parlate nell'Isola: catalano, gallurese, sassarese e tabarchino. Lo scopo principale del testo unificato "Disciplina della politica linguistica regionale", approvata il 27 giugno con 25 voti favorevoli e 20 contrari, oltre al maggior grado di tutela possibile, è quello di garantire uno status ufficiale all'idioma dell'Isola e riattivare la trasmissione intergenerazionale delle competenze linguistiche. Oggi la legge era sul tavolo del consiglio dei ministri presieduto dal premier Giuseppe Conte (con la Lega, alleata con il Partito sardo d'azione), che ha deciso di non impugnarla. Roma, quindi, per una volta ha deciso di non contrastare un elemento identitario sardo.
Il governo legastellato non impugna la legge sulla lingua sarda: via libera
- Redazione