CAGLIARI. I problemi sono quelli di sempre: carenza di personale e di spazi, tanto che a volte è impossibile fissare le udienze perché nei tribunali della Sardegna mancano le aule. Il quadro della giustizia in Sardegna è stato tracciato dalla presidente della Corte d'Appello di Cagliari, Gemma Cucca, questa mattina all'inaugurazione dell'anno giudiziario. Una parte rilevante della relazione, al di là delle statistiche sui reati, è stata dedicata a un problema comune a tutti i distretti italiani: l'assorbimento di importanti risorse per la gestione del fenomeno migratorio e di tutte le ricadute sull'apparato della giustizia.
Ci sono le difficoltà legate alla fase di primo approccio con gli stranieri: "L’accoglienza dei migranti ha creato gravi disagi anche per la scarsa collaborazione di talune comunità locali poco disponibili a riceverli nel loro territorio", è scritto nella relazione, "Purtroppo non sono mancati episodi di minacce e attentati incendiari contro alcuni locali destinati alla loro accoglienza: episodi che evidenziano il malumore della popolazione locale e destano viva preoccupazione".
Ma ulteriori difficoltà si registrano anche per la definizione dello status dello straniero in Sardegna: "Le sezioni specializzate per l’immigrazione – istituite dal 17 agosto u.s. al fine di velocizzare l’esame dei ricorsi dei richiedenti asilo – stanno già prospettando la difficoltà di rispettare il termine stabilito per la decisione. Non va sottaciuto, al riguardo, che anche in tal caso la riforma è attuata solo con i magistrati ed il personale amministrativo già a disposizione, senza alcuna risorsa aggiuntiva, nonostante l’aumento dei ricorsi conseguente ai ripetuti sbarchi".
Imponenti i numeri legati al fenomeno degli arrivi di minorenni (che spesso, però, hanno più di 18 anni, ma anche la definizione dell'età esatta comporta difficoltà): "Preoccupazione desta tuttora anche il flusso migratorio dei minori stranieri non accompagnati per i quali il decreto legislativo n. 142 del 2015, entrato in vigore il 30.9.2015, che ha dato attuazione alla direttiva 2013/33/UE recante norme relative all'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, nonché alla direttiva 2013/32/UE, recante procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di protezione internazionale, ha ripartito la competenza ad adottare i provvedimenti a tutela tra Tribunale dei Minori e Giudice tutelare in un settore, quale quello della tutela dei soggetti minori, in cui si auspica invece da tempo la concentrazione degli interventi in capo ad un’unica autorità giudiziaria, con una disciplina che ha suscitato anche non pochi dubbi interpretativi".