CAGLIARI. I sardi che avevano costruito nuraghi, che navigavano, un popolo di guerrieri che era riuscito a realizzare costruzioni megalitiche dalle coste alle zone più interne e impervie? "Una popolazione indigena arretrata" davanti alla quale si trovarono i cartaginesi, secondo l'enciclopedia Treccani. È la versione per ragazzi della raccolta presa come autorevole riferimento da tanti a far indignare i puristi - si legga: coloro che studiano con passione - della storia della Sardegna. E scatta la mobilitazione web, con una "chiamata alle armi" lanciata da Nurnet - la rete dei nuraghi, affinché venga cancellata e corretta quella definizione considerata ingiusta - e storicamente sbagliata - degli antichi sardi.
L'appello di Nurnet
A incappare nella definizione della Treccani è stata Giusy Perra: "Stando alla storia ufficiale, la Sardegna finì sotto il dominio Cartaginese nel 510 a.c. Per cui i conquistatori arrivarono in una terra costellata di costruzioni megalitiche, a migliaia, fortificate, imponenti che svettavano alte verso il cielo. Sulle coste come nell'entroterra; un popolo di guerrieri, navigatori, maestri in architettura, agricoltura, arte bellica e metallurgica. Equipaggiati di armature e armi da fare invidia agli eserciti medievali europei. Un popolo organizzato politicamente, economicamente ed abituato a scontri con qualsiasi popolazione. Invasori, ma mai invasi. E la Treccani scrive "una popolazione indigena arretrata"?? Forse Sig. Treccani", conclude", "non ha mai visto nulla in Sardegna o forse, molto più probabile, deve seguire una linea culturale dettata dal regime. La mitopoiesi dello stato colonizzatore si vede anche in queste cose".