In Sardegna

Sempre meno figli, la Sardegna maglia nera: crollano i servizi per l'infanzia

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CAGLIARI. La Sardegna è la regione italiana in cui si fanno meno figli in assoluto. I morti superano i nati e lo squilibrio generazionale aumenta. In più, per i pochi che li fanno, i figli, la situazione si complica anno dopo anno: negli asili nido (per lo più strutture private) i posti disponibili sono pochi e i costi sono diventati insostenibili per le famiglie. È la fotografia della situazione in Sardegna sui servizi per l'infanzia, che vede la nostra Isola - anche se nella media nazionale - non raggiungere gli standard richiesti dall’Europa. Una carenza di servizi che se unita all’alto tasso di disoccupazione (soprattutto femminile) spiega chiaramente il perché le giovani coppie oggi posticipino di anno in anno i loro progetti di genitorialità. I dati sono racchiusi in un recente report del centro studi della Cna Sardegna sui servizi per l’infanzia in Sardegna. 

C'è un dato preciso che caratterizza l'Isola rispetto alle altre regioni italiane: quello della netta prevalenza dell’offerta privata su quella pubblica. I posti nelle strutture private infatti sono 5.654, pari al 58,8% dell’offerta complessiva, una quota notevolmente superiore a quella delle regioni settentrionali (46,9%), ma anche al dato nazionale (48,7) e a quello del Mezzogiorno (52,2%).

Ancora più preoccupanti i dati sulla spesa pubblica per i servizi per l'infanzia. L’ammontare del contributo delle famiglie ha registrato un netto aumento (+9,2%): la quota di partecipazione delle famiglie, quindi, è passata dal 13,6% al 18,3% della spesa complessiva, registrando un allineamento alla media nazionale, rimasta ferma al 19,3%. La spesa pubblica media per bambino invece è passata dai 5.400 euro l’anno del 2012/13, ai 5.715 euro del 2016/17 (+5,8%), ma come detto ad aumentare è stata la spesa sostenuta dalle famiglie: da 733 euro a 1.048 (+43%). 

Con un quoziente di natalità di 6 nati per mille abitanti – rileva infatti il report - nel 2018 la Sardegna si è qualificata, insieme alla Liguria come la regione meno prolifica d’Italia, con un bilancio naturale che vede ormai il numero di morti nettamente superiore a quello dei nati (-4,2 per mille abitanti). Altrettanto evidente il divario per la fecondità: con un valore medio di 1,06 figli per donna, infatti, la nostra regione detiene il primato negativo tra le regioni italiane, consolidando uno squilibrio generazionale che ormai conta oltre 211 anziani (65 anni e più) ogni 100 giovani minori di 15 anni (il valore più rilevante dopo la Liguria, 255, Friuli e Molise, 217).