In Sardegna

Saldi, parte sabato la stagione estiva: 261 euro la spesa per famiglia. Confcommercio: "Ripresa ancora lenta"

Saldi

CAGLIARI. Anche sull’Isola è tempo di saldi estivi. Si parte sabato 1 luglio ma, secondo le stime di Confcommercio Sardegna, le aspettative dei commercianti sono basse. A dispetto della rinnovata fiducia di famiglie e imprese e della leggera ripresa economica, la stagnazione dei consumi continua a preoccupare gli esercenti dei settori abbigliamento, calzature e accessori.

“Secondo le stime del centro studi regionale – spiega Confcommercio - rispetto allo scorso anno su base regionale potrebbe esserci un lieve incremento dello 0,2 per cento con una spesa media per famiglia si aggirerà attorno ai 261 euro. Pro capite nell'Isola si spenderanno circa 119 euro. Il 29,8 per cento dei sardi spenderà sino a 50 euro e il 50,6 per cento tra i 50 e i 100 euro. Solo il 12,3 per cento spende tra i 101 e i 200 euro, mentre sopra i 200 la percentuale scende al 7,3 per cento. Si parte subito con percentuali di sconti che vanno dal 30 per cento al 50 per cento ma che andranno via via incrementando sino alla fine del periodo dei saldi: il 29 agosto”.

“Ci attendiamo sostanzialmente un giro d'affari in linea con quello del 2016 – commenta Alberto Bertolotti, presidente regionale dell’associazione - la lenta ripresa, la stagnazione dei consumi, le tante promozioni fuori periodo e il boom degli acquisti on line ‘a basso costo e scarsa qualità’ non aiutano a tirare la volata per recuperare i fatturati degli anni pre-crisi. Continuiamo a chiedere segnali forti e politiche di sostegno e di rilancio dei consumi nei negozi che stanno abbandonando le strade dei nostri centri”.

“È inoltre necessaria una revisione della normativa sulle vendite promozionali che non può più essere ancorata ai vecchi schemi del passato. Sollecitiamo quindi regole certe e moderne e più controlli non solo sul fronte dell'abusivismo, ma anche sulle vendite promozionali. Infine – conclude Bertolotti – servono i incentivi dedicati al settore, perché gli strumenti attuali sembrano mettere fuori gioco le imprese del commercio e dei servizi, che ricordiamo rappresentano l'ossatura economica della Sardegna”.