CAGLIARI. "Ho ancora impresso il momento in cui Beniamino Zuncheddu è uscito dal carcere, con le sue buste di abiti e oggetti personali e da quel momento non c’è stato nient’altro, né scuse né sostegno di nessun tipo. I dati ci dicono che sono circa mille ogni anno le persone che finiscono in carcere ingiustamente e i risarcimenti arrivano dopo tanti anni". È Irene Testa, garante dei detenuti in Sardegna, a raccontare nella nostra nuova puntata di YouTalk (sopra l'intervista integrale) da dove nasce la proposta di legge che porta il nome di Zuncheddu, l'ex pastore scarcerato dopo aver passato 33 anni in cella da innocente.
"Solo il 45% delle richieste fatte vengono accolte. Lo stesso Zuncheddu mi dice: ‘Cosa dovrei fare andare a rubare adesso dopo che ho passato 33 anni in carcere da innocente?’”, racconta Testa, che spiega anche come il legislatore non abbia previsto nulla nel passaggio dall'assoluzione fino alla sentenza di risarcimento danni. Da qui l'idea di un assegno che possa permettere alle vittime di giustizia di vivere decentemente dopo il carcere. La raccolta firme è aperta anche online, tramite Spid.
Nella puntata Testa ha parlato anche della situazione delle carceri e delle recenti critiche ricevute per aver denunciato le difficili condizioni dei detenuti sardi: "Io non dico mai liberate tutti, io cerco di spiegare che anche chi perde la libertà mantiene i suoi diritti, lo prevede la Costituzione. E il diritto va rispettato anche se sono persone che hanno sbagliato. Molti sono convinti che in carcere vivano con ostriche e champagne. No, io non me li porto a casa (frase che spesso mi scrivono sui social) ma devono vivere secondo costituzioni. Se teniamo un detenuto per 22 ore a guardare il soffitto, come ci aspettiamo che esca?"
Tante le storie difficili che la garante ha ascoltato in carcere: "Lì dentro vivi il dolore, vivi una parte di vita di persone che hanno sbagliato, ma che a volte sono state anche sfortunate. Ci sono persone che sono inciampate, altre che arrivano da contesti difficili: io non li giudico".
Uno degli incontri che però Testa ricorda, durante la puntata, con più sofferenza è stato quello con una persona detenuta per un terribile omicidio: "Ho incontrato questa persona e dopo che è stata curata per mesi ha riacquistato un po’ di lucidità e ha capito cosa aveva fatto. Credo che il dolore di questa vicenda era talmente forte, che continuava a ripetermi 'perché l’ho fatto?'. Ecco, questa storia me la sono portata a casa. Ho sentito tutto il dolore di questa persona. E ho capito che è come se si fosse svegliata improvvisamente e avesse realizzato".