CAGLIARI. Il consiglio comunale può fare una valutazione politica, bocciare il cemento e dire no a una lottizzazione anche se non ci sono violazioni di norme urbanistiche. Perché agisce "nell’ambito della sfera di competenza propriamente attribuita all’organo collegiale politico, titolare (in generale) del potere di analisi e sviluppo del territorio in sede di pianificazione, con la generale spettanza delle competenze di valutazione delle modalità di espansione residenziale". Con queste motivazioni il Tar ribadisce il no alla Residenza del Parco, una grossa operazione immobiliare su quasi 28 ettari tra viale Marconi, via Pisano, via Newton e il canale di Terramaini. A due passi dal parco, appunto. L'intervento era stato proposto da nomi che in città contano: Paolo Bayre (proprietario del ristorante Il Convento), Daniela Sicbaldi e i Fantola Cesare, Giglielmo, Maddalena e Adele attraverso la consorziata Raimondo Cocco Costruzioni. Sono loro i firmatari del ricorso contro uno dei primi e più pesanti provvedimenti adottati dall'allora appena insediata maggioranza di centrosinistra in consiglio comunale.
Era il 18 ottobre del 2011, Massimo Zedda era sindaco da appena quattro mesi. E dal verbale del consiglio comunale (non c'è una delibera) emerge il no al parere preventivo sulla lottizzazione fatta di villette progettata da Enrico Sandoli. Non ci fu, allora, una presa di posizione preconcetta contro costruzioni in quella zona. L'opposizione si era manifestata contro quello specifico progetto. Gli avvocati Carlo Castelli e Gian Piero Contu, incaricati dagli aspiranti costruttori, avevano subito contestato l'illegittimità della decisione "perché ispirata da motivazioni di carattere politico che non tengono conto dell’iter procedimentale del progetto". In più ai titolari dell'area (tra i quali compare anche la Regione) non era stata data la possibilità di apportare dei correttivi al piano. La causa ha galleggiato al Tar per sette anni. Fino alla decisione depositata oggi.
"Il Consiglio Comunale", ha stabilito il Tar, "ha espresso valutazioni sul progetto, sotto il profilo della sua fattibilità, al fine di consentire l’effettivo armonioso assetto del territorio nel rispetto delle vigenti prescrizioni dello strumento urbanistico generale. Che nel caso concreto non è stato ritenuto sussistente, anche in relazione alla richiesta di parametri e valori diversi rispetto alla pianificazione vigente. E comunque il fondamento dell’attribuzione, a livello regolamentare, di tale potere all’organo consiliare mira a creare un raccordo tra realizzazione di opere significative sul territorio e sviluppo equilibrato dello stesso". Forse la palla adesso passerà al Consiglio di Stato.