CAGLIARI. "Ho avuto un lungo colloquio con Di Maio e lui mi ha detto: dobbiamo uscire dall'euro". Ma non era la soluzione. Ed ecco perché, quella presa dai movimenti di protesta europei, come "in Italia i 5 Stelle", era "una direzione sbagliata". Così parlò Paolo Savona, professore fortemente caldeggiato dai due leader della maggioranza alla carica di ministro all'Economia, poco meno di due anni fa nel corso di un convegno organizzato dall'associazione "Nuove iniziative per la cultura".
L'economista sardo, il 16 settembre del 2016 al T-Hotel di Cagliari dove la sera prima aveva presentato il libro "Dalla fine del laissez-faire alla fine della liberal-democrazia", spiegava al folto pubblico la crisi di un sistema, ricordando la vita politica degli ultimi anni. "Ci dicono tutti, a cominciare dal presidente del Consiglio (era Matteo Renzi ndr) che bisogna fare una politica per l'occupazione. Come? Quando?". E "in Europa nasce insoddisfazione" perché "non si trova una risposta a questo problema, e il sistema assume forme protestatarie, con movimenti nazionalisti e protezionisti dappertutto, in tutti i Paesi". Come "in Italia il Movimento 5 Stelle" mentre "nel Regno unito ha prevalso la decisione di chiudere le frontiere. È una direzione d'azione sbagliata, perché non c'è una risposta". Savona ricordava anche i suoi rapporti con il leader M5S: "Ho avuto lungo colloquio con Di Maio, dicendogli: ma qual è la tua risposta?". E Di Maio, raccontava il prof, non aveva avuto dubbi: "Niente, dobbiamo uscire dall'euro", era stata la risposta. Proprio a quello che, chiosava Savona, era stato "il primo ad averlo detto. Sì, ma dopo che usciamo dall'euro abbiamo risolto il problema?".
Savona aveva parlato poi di un'anomalia tutta italiana, come sintomo di un'evidente malfunzionamento della democrazia, la scelta di premier non eletti. Come Monti e Renzi, "nominati dal presidente della Repubblica, il cosiddetto governo presidenziale, come accadde con Ciampi e con me". Così raccontava l'economista cagliaritano, proprio nel giorno della scomparsa del presidente emerito della Repubblica: "Stavo guardando una partita, ero in pantofole, mi chiama a a casa Carlo Azeglio Ciampi e mi dice: sto andando alla presidenza del Consiglio, ti voglio proporre come ministro dell'Industria. E io: ma di Industria non ne so niente". C'era però un'altra emergenza democratica: "Il governo Amato perdeva un ministro al giorno perché la magistratura mandava i cosiddetti avvisi di garanzia, che poi sono avvisi di condanna dal punto di vista della pubblica opinione. Si è inceppato il meccanismo della democrazia fin da allora, nel 1993".
VIDEO DAL CANALE SOCIAL MEDIA NEWS (QUI L'ORIGINALE, DI MICHELE ORTU)