CAGLIARI. Stanno lentamente migliorando le condizioni meteo sul bacino del Mediterraneo e le prime schiarite che si aprono tra i banchi di nubi ci permettono di analizzare dall’alto, con l’aiuto delle preziose immagini fornite dal satellite Sentinel-2, gli effetti al suolo delle abbondanti piogge che la scorsa settimana hanno colpito duramente la Sardegna.
Prima della piena
L’attenzione è caduta inevitabilmente nell’Arburese e Guspinese dove sono caduti oltre 200 mm di pioggia che hanno innescato la devastante piena del Rio Irvi-Piscinas, tristemente ribatezzato come “fiume rosso”, per la precipitazione degli idrossidi di ferro in ambiente soprasaturo, e fortemente inquinato per le elevate concetrazioni di Cadmio, Ferro, Manganese, Zinco, Cobalto, Nichel e Arsenico che vengono immesse più a monte dal pozzo minerario dismesso di Casargiu.
Dopo la piena
Comparando le immagini satellitari di fine aprile con quelle di ieri appaiono ben evidenti i segni dell’erosione fluviale sul sistema dunale e del deposito di materiale solido lungo la linea di costa. Ma soprattutto, le tinte rossastre, caratteristiche prima del rio Irvi e poi (dopo la confluenza) del rio Piscinas, sono ora sparite. Un fenomeno cromatico indubbiamente curioso per il quale gli esperti di geochimica hanno buttato sul campo alcune ipotesi in mancanza di campionamenti sul campo.
Potrebbe trattarsi di materiale solido di diversa granulometria preso in carico dalle acque che scorrevano impetuose nel bacino idrografico e depositato, una volta diminuita l’energia, sopra le patine formate dagli idrossidi di ferro (nascoste sotto il nuovo materiale depositato).
Oppure potrebbe trattarsi di asportazione per abrasione durante la piena della stessa patina di idrossidi. Se questa ipotesi è corretta sarebbe necessario parecchio tempo prima di osservare di nuovo le croste arancioni.