CAGLIARI. Il progetto è nato dalla richiesta di una bambina di 11 anni. Nel 2011 era ricoverata nel reparto di oncoematologia pediatrica del Microcitemico: durante la degenza voleva la compagnia del suo cane. Dopo un anno Elena è morta. Ma il progetto “4 zampe per la cura”, ideato dall’associazione “L’altraVia” è andato avanti e nel giro di pochi mesi da attività sperimentale si è trasformata in un programma strutturato.Oggi, nel 2018 è tra le realtà più longeve insieme al Mayer.
“Abbiamo 8 cani e operiamo tra il Brotzu e il Microcitemico”, ha spiegato Sara Fantino, psicologa e presidente dell’associazione “L’altraVia”, “noi portiamo i cani in ospedale che ci richiedono non solo i bambini, ma anche gli operatori sanitari, poi quello che accade è imprevedibile”. L’equipe dell’associazione, composta da una decina di professionisti tra psicologi, infermieri, medici e persone che operano in quest’ambito, ha già dato i suoi frutti negli anni. “La pet-therapy permette di far accettare molto meglio le terapie, le lunghe attese prima delle visite e di avere la possibilità di utilizzare minor farmaci”, assicura Roberto Tumbarello, direttore del reparto di Cardiologia pediatrica del Brotzu, “la utilizziamo per l’introduzione dell’anestesia, è il desiderio di tutti i bambini avere il proprio cane accanto”.