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CAGLIARI. Hanno deciso di scrivere al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida i pastori sardi rappresentati da Gianuario Falchi Nenneddu Sanna Mario Carai e Fabio Pisu. Il tema è il disciplinare di produzione del pecorino romano dop, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 25 ottobre, che non prevede l’inserimento delle razze positive, ovvero le razze ovine autoctone tradizionalmente allevate negli areali di produzione, quindi Sardegna, Lazio e provincia di Grossetto. Una mancata inclusione che, secondo i pastori, “non riguarda un aspetto tecnico, bensì una scelta profondamente politica, i cui effetti si ripercuotono direttamente sulla sopravvivenza del nostro modello produttivo e sociale”. In questo modo, denunciano i pastori dell’Isola, “si rischia di favorire principalmente le grandi aziende di trasformazione, interessate a sviluppare allevamenti intensivi e “enormi stalle” basate su razze estere”, che producono latte con caratteristiche differenti da quello delle razze autoctone. Questa deriva minaccia la genuinità, la tipicità e la riconoscibilità storica del Pecorino Romano, qualità che hanno permesso al nostro prodotto di diventare il più importante formaggio ovino stagionato al mondo”.
Per i pastori, “è evidente come lo scopo degli industriali sia quello di incrementare la disponibilità di latte, puntando sulla quantità piuttosto che sulla qualità, con l’obiettivo di abbassare il prezzo del latte alla stalla e aumentare i margini di profitto nella trasformazione. Una strategia che sacrifica l’identità del prodotto, mina il rapporto equilibrato tra allevamento estensivo e ambiente, e mette in difficoltà migliaia di piccoli produttori”.
Nella lettera inviata al ministro si parla anche di “malumori nelle campagne”, che potrebbero sfociare in nuove proteste: “Già oggi tra i pochi allevatori che si sono indirizzati verso il sistema di allevamento intensivo e la stragrande maggioranza degli allevatori sardi tradizionali si manifestano delle dispute a livello di social media. Non vorremmo che queste tensioni si traducano in manifestazioni che noi non vorremmo accadessero, ma la situazione che si sta creando ricorda molto da vicino le tensioni che nel 2019 portarono alla famosa protesta del latte in Sardegna”.
L’appello è quindi a una modifica del disciplinare. “Le chiediamo di intervenire urgentemente”, si legge, “affinché il disciplinare venga rettificato, indicando esclusivamente le razze autoctone come le uniche ammesse alla produzione del Pecorino Romano DOP e ristabilendo così un equilibrio che tuteli la qualità del prodotto, la sopravvivenza delle aziende familiari e il patrimonio culturale e ambientale che rappresentiamo”.















