CAGLIARI. All'inizio era una affare per cinesi: prendevano la luce del sole della Sardegna, la assorbivano attraverso distese di pannelli fotovoltaici, così la trasformavano in energia che immettevano nella rete nazionale, a pagamento, e intascavano i soldi. Un business facile, in partnership con Difesa Servizi Spa, società a totale controllo del ministero della Difesa, che aveva concesso i tetti delle caserme di proprietà dello Stato per l'installazione degli impianti. Ora il business è passato alla A2A, municipalizzata bresciana. Tutto, è il caso di dirlo, sulla testa dei sardi. Dei militari, per la precisione. Che non ci guadagnano niente, nemmeno uno sconto in bolletta. E anzi, stando ad atti parlamentari, hanno la pioggia in casa perché più di qualcosa non funziona.
Viale Poetto, basta uno sguardo: i tetti delle caserme Monfenera e Villasanta sono coperti da pannelli fotovoltaici. Erano stati installati quando Difesa Servizi aveva deciso di "valorizzare" gli immobili del ministero, con il ricorso alle fonti rinnovabili. Erano gli albori del secondo decennio del nuovo millennio. Ad aggiudicarsi gli spazi era stata la Des Energia Tredici, emanazione della Talesun Solar Solution Srl, controllata dalla Ts Energy Italia, a sua volta dominata dal colosso delle rinnovabili cinese Zhongli Talesun Solar Group. E gli interlocutori societari si chiamavano Barry Lo Chi Kwong e Arthur Jien Chan. La Difesa aveva dato la concessione per l'energia delle sue caserme ai cinesi.
In cambio, la società pagava un canone. A Cagliari come a Macomer. I tetti dei militari producevano energia ma per lo Stato nessuno sconto: la corrente veniva (e viene) immessa nel sistema, in cambio di soldi e incentivi. Lo dimostra anche la relazione della Corte dei Conti al Senato sull'operato di Difesa servizi. Risale al bilancio 2018 ma è stata trasmessa al Parlamento solo nel 2020. E si legge che i concessionari hanno proposto uno sconto del 35% sul costo dell'energia se vogliono utilizzare quella prodotta dal sole di Sardegna.
Basterebbe un cavo per rendere le strutture militari energeticamente autonome. Ma nessuno lo ha installato. Se n'è accorta la deputata di L'Alternativa c'è (ex M5s) Emanuela Corda, che ha presentato un'interrogazione al ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Anzi, due, dello stesso tenore: una nel 2020 e l'altra lo scorso febbraio.
La Corda spiega che "durante la visita presso la caserma Riva Villasanta l'interrogante ha potuto constatare che l'impianto fotovoltaico della caserma Villasanta è stato realizzato da un contraente che genera energia elettrica che non va a ridurre la bolletta elettrica, in quanto non ci sono allacci alle reti elettriche esistenti degli edifici, ma, il contraente la immette direttamente nella rete elettrica della società distributrice del servizio elettrico". Ma non solo. La Corda chiede anche se "la società Difesa Servizi sia informata dei danni che gli impianti fotovoltaici stanno creando da diversi anni nelle caserme, con caduta di pignatte e pannelli in cartongesso che mettono a rischio l'incolumità dei lavoratori, e se intenda adottare le opportune iniziative al fine di accertare se ricorrano i presupposti per un intervento urgente".
Insomma: "Ci piove dentro", spiega la deputata. A causa di quei pannelli. Che i cinesi, dopo aver incassato un ampio guadagno, hanno di recente ceduto alla bresciana A2A, subentrata nelle quote della Des Eenergia Tredici. Il capitale versato? Appena 10mila euro. Il sole della Sardegna vale molto, ma molto di più.
- Enrico Fresu
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