CAGLIARI. Rabbia e delusione. Sono i sentimenti che si respiravano a fine mattinata all’ingresso del molo Dogana del porto di Cagliari, assediato dai mezzi degli autotrasportatori che protestavano contro il prezzo del carburante. Il loro presidio è durato sei giorni.
Oggi, dopo un’interlocuzione con le forze dell’ordine e insieme ai pastori che sono arrivati a dare man forte alla loro protesta, lasceranno la città.
C’è chi, non certo davanti a un microfono, urla e parla di un ricatto delle forze dell’ordine, e ricorda che hanno lasciato sfilare i tifosi napoletani, mentre loro non possono rimanere a far sentire la loro voce. Il riferimento è a quanto accaduto lo scorso 21 febbraio, quando i tifosi campani hanno marciato tra le vie della città sotto assedio. Lei è la mamma di due bambini, moglie di un autotrasportatore, è arrabbiata perché come titolare di partita iva ha già chiuso un’attività, e oggi si ritrova a pagare le bollette salate. Il marito è un dipendente. Oggi lo stipendio c’è, domani chissà.
Tra quelli che non si vogliono esporre c’è anche un autista che proprio oggi ha perso il lavoro, insieme a lui altri suoi cinque colleghi.
“Ci stanno obbligando a lasciare il presidio”, spiega Dante Salvi spiegando che di certo non bastano i 25 centesimi di sconto annunciati dal Governo, “sono venute le forze dell’ordine che fino ad oggi sono state molto tolleranti, anche loro devono far rispettare le ordinanze, ci hanno detto che dobbiamo andarcene e liberare la corsia che abbiamo occupato e non lasciare più di dieci trattori. Decideremo cosa fare più avanti. Venticinque centesimi sono una vergogna rispetto al rincaro dei 90”.
“Il prezzo è una vergogna, non servono neanche per mettere in moto le macchine”, dice Francesco Baldussu titolare di una ditta di trasporti, “noi dobbiamo aggiungere anche 150 euro in più di nave, perché noi lavoriamo fuori dall’Isola e poi ci sono quattrocento euro in più di carburante. Ho quattro dipendenti, per ora li tengo tutti, poi si vedrà, sarò costretto a fermare i mezzi e quindi a licenziare”.
La protesta si chiude con un gesto di solidarietà per ricambiare quella ricevuta in questi giorni. “Abbiamo combattuto ma siamo stati costretti dalle forze dell’ordine a lasciare la protesta”, dice Luca Lai della ditta Virdis Trasporti, “con tutti i colleghi abbiamo deciso di donare tutti gli aiuti che ci sono arrivati da Cagliari e hinterland ai bambini dell’Ucraina”.