CAGLIARI. Taglio del nastro, autorità sanitarie della Sardegna presenti. E una intitolazione speciale: a Luigi Lobina, infermiere che lavorava in quell'ospedale, ucciso dal Covid . Era il 24 dicembre del 2021. Sono passati quasi tre mesi ma da allora, nonostante gli squilli di trombe, il pronto soccorso del Santissima Trinità non ha mai riaperto.
Per mesi era rimasto sbarrato perché era stato necessario effettuare dei lavori urgenti. Tutta la struttura di Is Mirrionis era stata convertita per l'accoglienza dei pazienti contagiati e tutte le utenze dell'emergenza-urgenza erano state dirottate sugli altri ospedali che dovevano rimanere "puliti" dal virus. Ossia Policlinico e Brotzu, che hanno vissuto un lungo periodo di sofferenza a causa dell'imponente afflusso di pazienti. Con la chiusura anche del Marino erano rimasti gli unici punti di riferimento per una platea potenziale di mezzo milione di sardi.
Poi, sotto Natale, ecco quello che sembrava un "regalo" per tutti: pronto soccorso riaperto, sì, ma dedicato solo ai pazienti positivi. Non era vero. Perché in tre mesi nessun malato, positivo o no, è passato da lì.
Il problema non è strutturale. Tra le mura ritinteggiate dovrebbe lavorare qualcuno, per dare assistenza. Ma il personale non c'è: tutto dirottato, medici e infermieri, nei reparti Covid, che ancora oggi sono pieni. Al Binaghi non ci sono posti liberi né in area medica né in terapia intensiva. Al Santissima i posti occupati in terapia intensiva, per Covid, sono 2 su 8 disponibili. E i letti per i ricoverati con sintomi sono tutti pieni. Medici e infermieri sono lì. E il pronto soccorso, dopo quasi un anno, resta ancora chiuso. Nonostante le inaugurazioni.