CAGLIARI. Il sistema sanitario del Cagliaritano è al collasso. Piazzale dell'ospedale Brotzu, ore 12,30: venti ambulanze in coda. A bordo ci sono pazienti di ogni tipo: potenziali positivi al Covid, anziani, traumatizzati in modo non grave. Attendono per ore, loro e i soccorritori, solo di poter accedere al triage. Quindi di vedersi assegnato un codice di gravità. Poi aspettano ancora, all'interno.
(LA MANAGER DEL BROTZU: ACCESSI GIORNALIERI QUASI RADDOPPIATI E SOLO DUE PRONTO SOCCORSO)
I mezzi del 118 sono uno dietro l'altro: il primo è a ridosso dell'ingresso, l'ultimo è lungo la strada che porta alla struttura di emergenza urgenza. E c'è un'altra parte nel parcheggio. Lo scenario è impressionante.
Questo all'esterno. Dentro, ci son medici, infermieri e Oss che fanno i salti mortali. Sotto pressione. Dopo due anni di pandemia non sono in trincea. Sono stremati. E continuano ad assistere pazienti che arrivano a ondate impetuose. Non c'è solo il Covid.
Ma per mezzo milione di utenti, c'è solo un altro pronto soccorso attivo, quello del Policlinico. In mattinata gira voce che sia chiuso. Dall'Aou fanno sapere che la struttura è aperta: solo, nella notte, si è proceduto alla sanificazione. Perché ieri sera la fila delle ambulanze era lì.
E il pronto soccorso del Santissima Trinità, riaperto prima di Natale dopo i lavori, con tanto di cerimonia di inaugurazione? Chiuso: doveva accogliere i pazienti Covid. L'attività non è mai ripartita.
Questo succede nelle porte di accesso degli ospedali. Dentro, nei reparti, non va meglio. Sono saturi di pazienti positivi, anche se non dovrebbero esserci. Ma gli ospedali Covid non hanno più posti. Si attende la riattivazione del Marino, con 38 letti. Intanto, per capire come stanno andando le cose, chiedere a chi lavora sul campo: al Binaghi si entra solo quando esce un morto, dentro un sacco nero. Dallo stesso ingresso, sotto gli occhi di chi sta per essere ricoverato.