CAGLIARI. I pescatori di ricci della Sardegna potranno tornare a lavorare in mare e i clienti potranno di nuovo consumare il prodotto. Almeno fino a metà aprile.
Il consiglio regionale ha fatto dietrofront: con una nuova legge è stato sconfessato il provvedimento adottato con il testo Omnibus che bloccava, per tre anni, la raccolta e le commercializzazione dei ricci del mare presi dalle coste sarde.
La moratoria era stata inserita con un emendamento per permettere il ripopolamento di una specie a rischio estinzione. Ma accanto alla tutela dell'ambiente erano state previste delle risorse che avrebbero dovuto assicurare l'impiego degli operatori, costretti al fermo, in progetti di monitoraggio del benessere dell'ecosistema marino.
I mesi sono trascorsi, è scattato lo stop. Ma i pescatori non sapevano di che morte dovessero morire. Così era scattata la protesta, con il blocco di via Roma sotto il consiglio regionale e l'incontro in commissione attività produttive. Era emerso che i soldi per loro c'erano solo sulla carta. E che l'assessorato guidato da Gabriella Murgia non aveva organizzato nessun progetto di reimpiego durante il fermo biologico.
Così è diventata necessaria la proroga del termine di avvio del fermo. E' stato necessario un voto in aula, per cambiare la legge. E dall'opposizione sono piovute pesanti critiche verso il centrodestra. In un clima di sfiducia: “Sono sicura”, ha detto Desiré Manca del Movimento 5 Stelle, “che quando scatterà il nuovo blocco non sarà stato fatto niente”.
Una sollecitazione alla creazione di programmi di lavoro alternativi per i pescatori, attraverso un maggiore lavoro dell'aula, è arrivata anche dal leghista Pierluigi Saiu. L'aula poi si è espressa all'unanimità: pesca e consumo del riccio in Sardegna continuano per altri due mesi e mezzo.