CAGLIARI. La droga partiva da Bogotà in Colombia, faceva tappa a Torino, e poi veniva smistata tra Cagliari, Roma, Pescara, Varese e Oristano. Ne venivano mosse tonnellate, solo in Sardegna ne arrivavano circa 500 chili ogni due mesi, un quarto del carico. Soprattutto hashish, che ha viaggiato anche nascosto in una cisterna di vino. Solo in quel caso ne erano stati recuperati 800 chili. Ma è stata occultata anche nei contrappesi delle gru stoccati in un capannone a Cagliari perché il logista aveva la possibilità di conoscere alcuni imprenditori edili.
Le perquisizioni sono ancora in corso dalle prime ore di oggi, nelle province di Cagliari, Torino, Roma, Pescara, Varese e Oristano, dove i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Cagliari supportati dai Comandi territorialmente competenti, unitamente ai Cacciatori di Sardegna, unità cinofile e 11° Nucleo Elicotteri di Elmas, hanno dato esecuzione a 16 provvedimenti cautelari (12 custodie cautelari in carcere e 4 sottoposizioni agli arresti domiciliari), emessi dal GIP del Tribunale di Cagliari su richiesta della locale Procura della Repubblica, per associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, nei confronti di altrettanti soggetti appartenenti a un sodalizio criminale.
L’attività, che si chiama “El Dorado” (dal nome dell’aeroporto della capitale colombian) è iniziata nel lontano 2016, quando un cagliaritano è stato beccato insieme ad altri soggetti in possesso di droga, ma era risultato solo un assuntore. Da lì i militari hanno attenzionato la rete che c’era dietro. I carabinieri per ora hanno deciso di non rendere noti i nomi degli arrestati.
I capi erano tre broker torinesi che avevano contatti con gli spagnoli, forse uno di loro conosciuto in carcere proprio in Spagna. In Sardegna avevano altrettanti riferimenti. A Cagliari uno si occupava solo della piazza di Pirri (destinatario di misura con 3 suoi corrieri che andavano a recuperare la droga da 3 minorenni che si occupavano solo di tenerla), un altro della logistica e il terzo di altre piazze cittadine.
La prima consegna recuperata dai militari è stata fatta attraverso un’autocisterna carica di vino. I soggetti di Torino che avevano disponibilità economiche importanti, avevano noleggiato un camion per alimenti, l’avevano portato a Malaga per scaricare il vino, e avevano caricato altro vino, con 800 chili di hashish e 3 chili di cocaina. I militari hanno bloccato il viaggio a Moncalieri.
Un altro sequestro è avvenuto a Cagliari dove il gruppo che faceva capo all’uomo dedicato alla logistica era legato a un imprenditore edile. Quattrocento chili di hashish erano occultati in una gru. E questa attività è solo una costola di “Icres”, un’operazione che ha portato all’arresto di più soggetti in Sardegna. Sono ancora in corso le attività a Cagliari, Torino, Roma, Pescara, Varese e Oristano dove i militari sono alla ricerca dei patrimoni immobiliari e mobiliari con il recupero anche di sacchi di soldi.
I tre boss torinesi avevano talmente tanta disponibilità economica da aver cercato di riciclare 10mila euro in un casinò a Saint Vincent nel 2017, attraverso il gioco d’azzardo.- Affittavano anche bar e altri immobili. Ed erano soliti chiamare la droga con le note marche di sigarette: “I pacchi di Marlboro sono partiti”
. Per loro lavoravano anche tre extracomunitari a Torino, che avevano il compito di recuperare i soldi. In un episodio le tre “guardie del corpo” hanno deciso di arrivare a Cagliari in nave, procurarsi le armi nel capoluogo e presentarsi a Sant’Elia dove risiedeva un debitore. Così hanno proceduto con il recupero crediti attraverso una rapina.
- Monica Magro
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