CAGLIARI. Date il via libera ai lavori di ammodernamento o ce ne andiamo dalla Sardegna. Si gioca sul tavolo del ministero dell'Ambiente la partita della vita della Fluorsid, lo stabilimento industriale di Macchiareddu di proprietà del patron del Cagliari Tommaso Giulini.
Negli uffici del dicastero di via Cristoforo Colombo è depositata la documentazione della procedura di verifica di assoggettabilità a valutazione d'impatto ambientale, si legge nelle carte, del "progetto di modifica sostanziale che la società Fluorsid intende effettuare nel suo processo produttivo e gestionale al fine di dare attuazione alla propria politica ambientale che contempla, senza prevedere aumenti di capacità produttiva o maggiori consumi di risorse e stoccaggi, la significativa riduzione di tutti i potenziali impatti ambientali, il miglioramento delle condizioni di vita per gli operai e una tangibile riduzione del rischio di incidenti rilevanti".
I progettisti di Sartec, Green Headlight e Maexi la definiscono "Fluorsid 3.0": un'evoluzione, negli intenti, verso un'industria "ecologica" (che si lasci per sempre alle spalle lo scandalo inquinamento) che la proprietà, è dichiarato, vuole far restare in Sardegna. Sempre che arrivi l'autorizzazione. In caso contrario, si legge, "non c’è futuro per l’azienda, che dovrebbe disinvestire in Sardegna, chiudendo lo stabilimento, per aprire – forse – altrove in Italia o più probabilmente all’estero".
Scritto nero su bianco alla fine di oltre trecento pagine di relazione e descrizione di passaggi tecnici. In sintesi, l'industria punta alla variazione del sistema di essiccamento della fluorite, a modifiche al processo di produzione e stoccaggio di oleum e acido solforico, a modificare il processo di produzione e stoccaggio di acido fluoridrico e all'introduzione della nuova Fase FL7 (condensazione HF). In più vuole apportare modifiche al processo di produzione del fluoruro di alluminio, installare un nuovo sistema di granulazione gesso. E, infine, punta alla conversione energetica dello stabilimento a gas naturale liquido, abbandonando i combustibili fossili. Non solo: lo stabilimento di Macchiareddu vuole diventare hub di distribuzione del gas per altre industrie della zona.
I passaggi tecnici sono descritti nel dettaglio. Poi si arriva alle conclusioni: "Qualora non fosse possibile realizzare tutti gli interventi proposti con la garanzia di un rientro delle spese che si intende sostenere (anche affidandosi a istituti di credito)", è scritto nel documento, "la società si troverebbe a questo punto obbligata a rivedere i propri obiettivi, mettendo a rischio la continuità aziendale, influenzata dalla impossibilità di essere competitivi sul mercato mondiale dei fluoroderivati". E questo "rappresenterebbe, comunque, una sconfitta per tutti e una mancata occasione di sviluppo e crescita non solo per l’organizzazione ma anche per il territorio".
Alternative? Nessuna. O così o via. Non solo. La lunga presentazione si chiude con un avvertimento ulteriore: "Gli impatti ambientali e le pressioni sul territorio, alla luce di tutte le valutazioni ambientali fatte inducono a ritenere che, oggettivamente e indubitabilmente, gli interventi proposti non siano da assoggettarsi a Valutazione di Impatto Ambientale ministeriale né ad altre valutazioni da parte della Regione".
Tradotto: autorizzate, tutto e subito, il nostro impianto più ecologico, senza variazioni. Altrimenti crolla tutto.
- E.F.
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