CAGLIARI.
Non solo amici, familiari, e quindi mogli e figli. Ma anche rappresentanti delle forze dell’ordine. In tutto almeno 50. Quindici operatori sanitari, tra medici e infermieri, che avevano a disposizione i vaccini Pfizer, all’inizio della campagna vaccinale, quindi nella prima decade del mese di febbraio, hanno deciso di far saltare la fila a parenti e amici. Immunizzati prima di altri. Ma la loro pratica non è sfuggita alla magistratura di Oristano. Il Procuratore Ezio Domenico Basso in un solo mese, con l'attività operativa dei carabinieri del Nas guidati dal tenente Nadia Gioviale, ha iscritto nel registro degli indagati undici medici e quattro infermieri che lavorano al poliambulatorio di via Michele Pira a Oristano.
Ed è proprio da lì che ha risuonato il primo campanello d’allarme. Segnalazioni e articoli comparsi nelle testate giornalistiche, in particolare uno con alcune dichiarazioni del presidente dell’ordine dei farmacisti di Oristano, hanno fatto pensare che la campagna vaccinale nell’Oristanese non stava procedendo secondo la tabella di marcia imposta dal Governo. Quindi le somministrazioni non avvenivano solo in favore del personale sanitario o di anziani over 80, ma anche a persone che non avevano diritto di ricevere il vaccino. O, comunque, non quello Pfizer. Erano presenti nella lista dei beneficiari, ma avrebbero dovuto ricevere l’Astrazeneca.
Alla lista dei 15, che sono accusati di abuso d’ufficio e peculato, si aggiungerà di sicuro un altro soggetto: si tratta sempre di un lavoratore del poliambulatorio Pira. Gli investigatori si sono anche insospettiti davanti a un’improvvisa iscrizione alle associazioni di volontariato. La corsa al vaccino infatti ha portato tanti a diventare volontari, solo sulla carta però. Pochi forse i volontari sulle ambulanze o in strada. Ci sono anche altri centri a Oristano che fanno le vaccinazioni, e numerosi paesi dell’Oristanese dove avvengono le somministrazioni. Le attività quindi ora si concentreranno su tutto l’oristanese come anche al San Martino.
L’analisi e l’intreccio dei dati potrebbero portare a un aumento dei soggetti coinvolti e quindi a una modifica e/o integrazione delle accuse.