CAGLIARI. Scuole chiuse, poste aperte. Manifestazioni sportive sospese, bar attivi (forse più del solito). Cagliari stamattina si è svegliata all'alba del primo degli undici giorni di misure straordinarie adottate dal governo per prevenire il contagio del coronavirus. Per le strade città si vedono bambini che accompagnano i genitori al lavoro, qualche cinese con la mascherina, qualche anziano, di quelli che sono considerati più a rischio, che ride ai tavoli dei bar di via Roma con gli amici. Cagliari non si ferma, ma l'argomento del giorno è lo stesso per tutti. Tutti ne parlano, nessuno escluso.
I cagliaritani ne parlano mentre vanno a fare la spesa o mentre sono in fila alle Poste, come succede nella sede di via Fara. Negli uffici si entra uno alla volta e si rispetta la distanza di sicurezza di almeno un metro per evitare un eventuale contagio. Intanto fuori, oltre la porta scorrevole, si crea la fila. Tutti vicini. Ma almeno all'interno non si rischiano contagi.
Nella sede di piazza del Carmine, oggi semivuota, invece non c'è nessun controllo. Gli avvisi ci sono, anche in bella vista: "Si deve limitare l'affollamento" si legge. Ma chi stabilisce quando una sala è affollata? Nessuno lo sa e nel mentre le persone attendono che venga chiamato il loro numero per effettuare l'operazione. Seduti uno di fianco all'altro. Magari con bambini piccoli. Anche perché le scuole sono chiuse.
Intanto i cagliaritani continuano la loro vita, adottando le misure di precauzione o infischiandosene del virus. Ma almeno con un po' di ironia.