CAGLIARI. “Non conosciamo gli atti e non abbiamo dichiarazioni da fare”. Un'affermazione che arriva dopo “ritengo che sia necessario rispettare il segreto istruttorio, la verità emergerà”. Ed è proprio la verità ciò che tutti aspettano sulla vicenda della raccolta fondi a favore di Paolo Palumbo, il giovane chef oristanese malato di Sla la cui celebrità, cresciuta col tempo sui social, ha raggiunto l'apice con un'esibizione sul palco dell'Ariston al Festival di Sanremo.
La Procura di Oristano, che ha delegato la Polizia postale di Cagliari, ha chiuso il cerchio con l'inchiesta aperta per fare luce sulla ricca gara di solidarietà che si era scatenata dopo che i familiari di Palumbo avevano annunciato che Paolo era stato ammesso tra i beneficiari della Brainstorm, una cura sperimentale contro la malattia che lo tiene bloccato a letto. Serviva mezzo milione di euro e tanti hanno fatto a gara per donare, piccole e grandi cifre. Alimentato anche grazie all'abilità comunicativa del fratello Rosario, onnipresente nella vita di Paolo, il tam tam aveva fruttato oltre 160mila euro in poco tempo, raccolti sulla piattaforma GoFunde. Poi, ad aprile dell'anno scorso, emerge la verità: Paolo non era mai stato ammesso alla cura, ad affermarlo l'istituto che conduce le sperimentazioni. Ed ecco che scoppia il bubbone: la famiglia Palumbo grida al raggiro, sostiene di aver ricevuto delle mail che avevano convinto tutti che forse la terapia fosse a una svolta. E il 31 maggio, sempre il fratello Rosario, presenta una denuncia alla polizia postale. Si faccia chiarezza, chiedeva.
E la chiarezza pare essere arrivata, con gli inquirenti che hanno analizzato traffici internet e telefonici. Solo che lo scenario emerso, come molti temevano, potrebbe essere diverso da quello nel quale i Palumbo sono vittime inconsapevoli. Perché si parlava di mail che erano partite dall'estero, di oscuri personaggi che si sarebbero mossi nell'ombra. Invece pare che il campo d'azione di chi architettato l'impianto del presunto raggiro sia molto, ma molto più ristretto. E non superi il confine della provincia di Oristano. Ci sarebbero già dei nomi iscritti nel registro degli indagati. Il momento della notifica dell'avviso di chiusura indagini sarebbe imminente. La stampa locale lascia intendere che i destinatari sarebbero vicini, vicinissimi alla famiglia Palumbo. Una conferma, al momento, non c'è, il riserbo degli inquirenti vista la delicatezza del caso è massima. E anche dalla famiglia, contattata più volte negli ultimi giorni, trapela solo un reiterato “c'è il segreto istruttorio”. Intanto continuano le ospitate: ieri c'è stato un collegamento con la Vita in diretta. Ed è stato rilanciato un appello: la divulgazione nelle scuole del testo della canzone di Sanremo, “Io sono Paolo”. E l'inchiesta? “Non conosciamo gli atti e non abbiamo dichiarazioni da fare”, è la solita risposta, che arriva via chat.