CAGLIARI. Il porto canale di Cagliari è abusivo. Moli, banchine, infrastrutture: tutto. Irregolare ogni costruzione realizzata da 30 anni a oggi. Mentre è paralizzato lo sviluppo di tutte le nuove strutture, con investimenti miliardari che rischiano di andare in fumo se non si trova una soluzione a norma di legge. E il problema riguarda anche il porto storico, perché è in corso una rivoluzione che se si blocca a est impedisce anche la trasformazione dell'area di via Roma. Uno scenario clamoroso quello che emerge da un fitto scambio di lettere in corso in questi mesi tra l'autorità portuale di Cagliari, il ministero della Cultura, la Regione e tutti gli enti interessati.
LA STORIA. Il documento che solleva il problema risale al 22 giugno 2017, quando l'allora commissario dell'autorità portuale, Roberto Isidori, scrive all'Avvocatura dello Stato. Fa un po' di storia e centra il punto. Ricorda che la realizzazione del porto industriale fu finanziata dalla Cassa del Mezzogiorno con 500 miliardi di lire. I lavori sono stati avviati anche sulla base delle autorizzazioni rilasciate dalla Soprintendenza prima nel 1970 e poi nel 1981, che aveva approvato "l'intero corpo progettuale" e "la trasformazione dell'esteso belvedere". Nel 1981 era stata dichiarata la pubblica utilità dell'opera e il prefetto di allora aveva imposto gli espropri dei terreni di molti privati per consentirne la realizzazione. E qui iniziano i problemi. Perché i proprietari non la prendono bene.
IL BUCO. Presentano ricorso, sostenendo che le autorizzazioni della Soprintendenza siano invalide. E vincono: prima al Tar, nel 1992, e poi al Consiglio di Stato nel 2000. Da allora sono decadute tutte le autorizzazioni, anche se i lavori erano ormai finiti. Nessuno si è posto il problema. Ma adesso ci sono altri importantissimi interventi da realizzare, che dovrebbero rivoluzionare il fronte mare cagliaritano. "Allo stato attuale", scrive Isidori, "non risulta che la Soprintendenza abbia adottato i provvedimenti conseguenti alle statuizioni di cui alle sentenze. Tale situazione rischia di bloccare lo sviluppo del porto canale di Cagliari con evidenti danni e ripercussioni sotto il profilo socio-economico". Sono attualmente preventivati, aggiunge, "interventi infrastrutturali all'interno delle dighe foranee dello scalo industriale, che costituiscono per la città di Cagliari e per l'intera economia isolana un obiettivo strategico irrinunciabile". La conseguenze sono a catena perché "la disponibilità di aree nel porto industriale consentirebbe da un lato lo sviluppo dell'offerta di servizi complementari al settore nautico, anche dei mega yacht, e dall'altro di rispondere appieno alle esigenze di ormeggio delle unità passeggeri e mercantili che inevitabilmente soffrono della limitatezza degli spazi nel porto storico".
LO STOP. Per questo l'Avvocatura deve dire cosa bisogna fare. La richiesta è: si possono ricevere autorizzazioni ora per allora? Ossia: si può arrivare a un nulla osta ex post? Intanto che cosa bisogna fare? Isidori chiede se sia opportuno sospendere tutti i procedimenti di autorizzazione attualmente in corso, in attesa di capire cosa sarà legittimo e cosa no. Il commissario intanto ha esaurito il suo incarico, la grana passa all'attuale presidente dell'Authority Massimo Deiana. Mentre a Roma, al ministero delle Infrastrutture, l'allarme è alto e si muovono gli uffici legali ad altissimi livelli. A Cagliari c'è una mina già esplosa.