CAGLIARI. Manco la pena di spostare due virgole. O di cambiare la formulazione di qualche frase. No. Il governo affronta una delle più grosse emergenze della Sardegna, i collegamenti via nave, con il copia-incolla. Sono identiche, anche nella punteggiatura, le risposte date dai rappresentanti dell'esecutivo nazionale - un sottosegretario e un ministro - a novembre e nei giorni scorsi davanti a distinti atti presentati in tempi e modi diversi da parlamentari che chiedono che fine farà la continuità marittima da e per la Sardegna. Son trascorsi due mesi, la situazione non è cambiata. Nella forma, figuriamoci nella sostanza. La convenzione da 72 milioni di euro scade a luglio, il bando per affidare le rotte non c'è e non si intravede nemmeno all'orizzonte, l'Antitrust ha già bocciato l'ipotesi di una proroga. Ma a Roma lavorano di control+c e control+v.
Per capire è necessario fare un passo indietro. Fino al 22 novembre, quando alla Camera viene discussa l'interpellanza presentata dal deputato sardo di Fratelli d'Italia Salvatore Deidda, che chiede di che morte devono morire i sardi che vogliono viaggiare in nave, ma anche i milioni di turisti che d'estate scelgono la Sardegna per le loro vacanze. Le domande erano rivolte al ministro del Trasporti Paola De Micheli, ma in aula si presenta il sottosegretario di un altro ministero, quello all'Ambiente, Roberto Morassut. Non c'entra niente con l'argomento. E niente ne sa: tanto che legge un documento stilato dagli uffici del Mit nel quale si assicura, tra le altre cose, che "a seguito delle diverse interlocuzioni con il ministero, la Commissione europea ha già assegnato un codice di pre-notifica al caso, al fine di verificare l'assenza di aiuti di Stato", ma anche che "da più di un anno è in corso un costante confronto con i competenti uffici della regione autonoma Sardegna per analizzare la domanda di mobilità marittima". Il sottosegretario ha illustrato poi la procedure che sarebbe stata seguita: dall'indagine di mercato al nuovo bando. Tempi? Non erano stati forniti. Deidda si era infuriato: "Il governo dà una non risposta",aveva attaccato.
Ma il tema è caldo. E torna in aula in questi primi giorni del 2020. A presentare un'interrogazione, sempre alla Camera, è Manuela Galiardi, di Cambiamo, che ha lavorato su sollecitazione del consigliere regionale collega di partito Antonello Peru. La risposta del governo è protocollata il l'8 gennaio e stavolta porta la firma del ministro De Micheli. E questa è l'unica cosa che cambia. Perché il testo è identico a quello letto dal sottosegretario inconsapevole a novembre. Stesse parole, stessa mancanza di risposte.
Di seguito le tre pagine di risposta del ministro De Micheli.
E di seguito la risposta a Deidda, di novembre.