CAGLIARI. Che fine hanno fatto gli 83 milioni del contenzioso su Tuvixeddu? A chiederlo è il consigliere regionale dei Progressisti Massimo Zedda, che la partita archeologico-immobiliare l'ha seguita quando era sindaco di Cagliari. Scrive un'articolata interpellanza, rivolta al governatore Christian Solinas, con la quale ricostruisce anche gli ultimi passaggi di una vicenda lunga 20 anni.
La storia è nota: con un accordo di programma del 2000 il costruttore Gualtiero Cualbu si era visto benedire la lottizzazione proposta attraverso la sua società Nuova Iniziative Coimpresa. Palazzi sulle tombe fenizio-puniche, avevano gridato gli ambientalisti. Si era innescata la guerra. Dove era sceso in campo con l'artiglieria pesante l'allora governatore Renato Soru. Le costruzioni erano state bloccate. E lo scontro era passato nelle mani degli avvocati. Non solo in tribunale: la soluzione, almeno in apparenza, era arrivata con un lodo arbitrale che aveva riconosciuto un danno di 76 milioni (più interessi) a Cualbu. Intanto aveva fatto il suo corso il contenzioso davanti al tribunale amministrativo, che aveva riconosciuto, al Consiglio di Stato, la legittimità dei vincoli posti dalla Regione. Che però, intanto, ha pagato: 83 milioni versati immediatamente.
Ad aprile dell'anno scorso il ribaltone clamoroso: la Corte d'Appello di Roma stabilisce che il risarcimento destinato a Coimpresa fosse abnorme. E ridimensiona la somma, per usare un eufemismo: il maxi indennizzo si trasforma in poco più di un milione. Ora la parola spetta alla Cassazione, che si pronuncerà a breve.
Intanto però, né sotto la giunta Pigliaru né durante l'attuale sembra essere stato posto in essere alcun atto per il recupero della somme che per la Corte d'Appello non era dovuta. Dalla Regione nessuno è andato a battere cassa in casa Cualbu.
Zedda ipotizza che “quei denari non siano mai stati accantonati dalle società del gruppo privato” e chiede a Solinas “se abbia dato mandato di procedere in sede fallimentare al fine di fare accertare l’insolvenza della società debitrice”. E paventa imminenti conseguenze giudiziarie se quei soldi non dovessero tornare indietro. Ma intanto c'è da aspettare la Cassazione.