CAGLIARI. In Sardegna oltre 61mila tonnellate di fanghi di depurazione sono state riutilizzate in agricoltura. Reflui fognari trattati sparsi sopratutto nei campi di Uta, di Solarussa, di Sassari e di San Gavino. Nelle campagne di questi paesi è finito il 70 per cento del prodotto della lavorazione dei depuratori che nell'Isola vengono gestiti dalla spagnola Acciona Agua.
L'intervista all'amministratore della Geco Leonardo Galleri
Quella gestita dalla Geco Srl a Magomadas è una realtà imprenditoriale nuova, finita al centro di una tempesta per i video che riprendono alcuni suoi camion mentre riversano dei materiali in campagna. Da almeno un mese le attività sono attenzionate anche dalla Procura di Oristano. I titolari della società sono sereni: “Lavoriamo nel pieno rispetto della legge”, ha assicurato l'amministratore Leonardo Galleri. Che ha messo un piede dentro un business non certo nuovo nell'Isola. Importando, però, materiali dalla Puglia.
Ma per produrre fanghi di depurazione non bisogna andare oltre Tirreno. Basta tirare lo sciacquone di casa e si innesca il processo. Dalle abitazioni tutti finisce nei depuratori. E buona parte degli scarti fognari viene riutilizzata sui terreni. E si porta dietro cariche (sotto le soglie di legge) anche di cadmio, rame, zinco e altri metalli pesanti.
I risultati non sono nascosti. Anzi. Devono essere resi pubblici ogni anno. Come ha fatto oggi l'assessorato regionale all'Ambiente, che ha pubblicato il report sul riutilizzo di fanghi di depurazione in agricoltura in tutto il 2018 in Sardegna. Dati precisi, ufficiali. E chi non lo sapeva, adesso sa che decine di tonnellate di reflui fognari vengono utilizzati per “alimentare” terreni che rischiano la desertificazione.
L'anno scorso, si legge nei documenti, la produzione di fanghi passibili di riutilizzo agricolo è stata pari a poco più di 83.000 tonnellate tal quali, ovvero oltre 17.000 tonnellate espresse in sostanza secca. La quota direttamente riutilizzata in agricoltura è, invece, pari a quasi 61.000 tonnellate tal quali e 11.600 in sostanza secca, valore inferiore di circa 1.335 tonnellate a quello dell’anno precedente, che rappresentava il massimo riutilizzo agricolo sinora registrato”.Quindi l'apice è stato registrato nel 2017.
Ma dove vengono sparse le sostanze? Ci sono tabelle precise. “Il comune di San Gavino occupa il primo posto sia per quantità conferite, con più di 3.200 tonnellate, sia per superficie interessata, con 534 ettari. Numeri leggermente inferiori per Sassari, con quasi 3.000 tonnellate su 521 ettari.
Il terzo comune di entrambe le graduatorie è Uta, che su una superficie pari a poco più della metà di quella in comune di San Gavino sparge circa un terzo dei fanghi.
Se ai primi tre sommiamo le quantità e le superfici del quarto comune di queste classifiche, Solarussa, arriviamo a coprire circa il 60% della superficie di spandimento utilizzata e il 70% della quantità riutilizzata”.
E il report risponde anche a un'altra domanda: cosa si coltiva dove vengono sparsi i fanghi? La maggior parte, il 70%, finisce ad alimentare colture foraggere. Ma ci sono altri prodotti (Come da tabella). Insomma: le fogne, riutilizzate, alimentano l'agricoltura. E quelle sarde sono in mano a un'impresa che detiene il monopolio della gestione: la Shift.