CAGLIARI. Le eccedenze del pecorino romano volano, hanno mercato. Ma il prezzo del latte non sale: lo sanno bene i pastori nelle campagne della Sardegna. Dove risale la rabbia. Cova sotto la cenere. Ma si sta innescando la stessa dinamica che aveva portato alla clamorosa protesta di febbraio: allora era iniziato tutto con un allevatore che aveva aperto i rubinetti e buttato a terra tutto il latte che aveva munto. Un video che aveva incendiato gli animi, con centinaia di pastori che avevano compiuto lo stesso gesto.
Ora sulle chat circola un altro video. Ma lo scopo è diverso. Una donna, dalla Baronia o dall'Ogliastra - per ora si può fare riferimento solo all'accento - legge un documento: "Oggi è il 27 agosto. Questo è per far vedere che siamo ancora costretti a buttare il frutto del nostro lavoro per terra". L'inquadratura va sul bocchettone, dal quale inizia a uscire il latte. Ma il flusso viene interrotto. Perché viene lanciato un appello. Ad alzare il tiro: "È tempo di finirla di gettare via il nostro oro", continua il proclama. "Cari pastori, dobbiamo concentrarci per buttare giù le poltrone di chi per anni ha avuto in mano le nostre sorti". Il primo passo da fare "è evitare che i signori e padroni del nostro Consorzio (di tutela del pecorino romano dop, ndr) continuino a giocare sulla nostra pelle". Quindi l'obiettivo è bloccare il piano d'offerta del pecorino "uguale a quello che ha portato il prezzo del latte a 60 centesimi". Si invitano gli allevatori a non firmare nulla e, per i cosi di cooperative, a chiedere assemblee straordinarie. "Siamo noi in prima fila a doverci preoccupare dei nostri interessi".