PERDASDEFOGU. Lidia Hellis è morta il 18 giugno del 1992 a causa "dell’esposizione all’uranio impoverito e/o alla dispersione nell’ambiente di nano particelle minerali e di materiali pesanti prodotte dall’esplosione di materiale bellico" nel poligono dei Perdasdefogu: ha abitato in paese dall'85 fino al decesso. Questo sostengono marito e figlio, Mario e Andrea Lai. L'area militare non c'entra, hanno sostenuto dal ministero della Difesa, in risposta a delle richieste di risarcimento danni presentate nel 2010. La controversia è finita al Tar, che ha deciso di non decidere per "difetto di giurisdizione". La competenza sulle richieste è del giudice civile.
La vicenda è ricostruita nella sentenza dei giudici amministrativi appena depositata. I familiari della donna , con due istanze presentate a marzo del 2010, "chiedevano al Ministero della Difesa l’elargizione di un indennizzo (sulla della legge che aiuta le vittime di terrorismo e simili, ndr) assumendo che la patologia causa del decesso di quest’ultima fosse conseguenza dell’esposizione all’uranio impoverito e/o alla dispersione nell’ambiente di nano particelle minerali/materiali pesanti prodotte dall’esplosione di materiale bellico di cui la signora Hellies avrebbe subito gli effetti per aver vissuto dal 3 gennaio 1985 al 18 giugno 1992 in Perdasdefogu, comune ricompreso nella fascia di territorio della larghezza di 1,5,Km circostante il perimetro della base militare “Centro Sperimentale di Volo – Poligono Interforze del Salto di Quirra di Perdasdefogu”.
Nel 2014 la risposta del ministero della Difesa, arrivata dopo le analisi sui referti: nessun indennizzo dovuto perché "nel caso di specie non si realizzano le condizioni previste dalla legge per la concessione del beneficio".
Gli avvocati della famiglia (Roberto Peara, Giacomo Doglio e Marco Pisano) hanno portato il caso davanti al Tar, chiedendo che venissero annullati i provvedimenti di rigetto delle istanze. Il tribunale amministrativo però si è dichiarato incompetente perché "quello configurato dal legislatore in favore dei familiari superstiti dei soggetti deceduti a causa dell’esposizione alle particelle di uranio prodotte dall’esplosione di materiale bellico è un diritto soggettivo e non un interesse legittimo in quanto, in presenza dei requisiti richiesti, essi vantano una posizione giuridica soggettiva rispetto alla quale l'amministrazione pubblica è del tutto priva di discrezionalità in ordine alla decisione di erogare o meno le provvidenze ed in ordine alla misura delle stesse". Quindi i familiari devono andare dal giudice civile. L'odissea giudiziaria continua, per una morte del 1992.