CAGLIARI. “Attenzione, tra una settimana il Poetto potrebbe essere inondato per una decina di ore”. È uno dei messaggi che presto potrà arrivare ai comuni di Cagliari e Quartu grazie al progetto Neptune, che ha raggiunto la sua seconda fase.
Il progetto (durato tre anni nel suo primo step) proseguirà per altri tre anni e coinvolge le Università di Cagliari, Pisa e Auckland, con la collaborazione del Comune di Cagliari e per la prima volta anche quello di Quartu.
Nella prima edizione è stato messo a punto il primo sistema di monitoraggio con l'installazione due telecamere: una sulla Sella del Diavolo all’interno dell’area della marina militare, e l'altra sopra l’ospedale Marino (necessarie per spiegare ai ricercatori buone e cattive pratiche e come la spiaggia risponde a un fenomeno).
In questa seconda fase invece, durante la quale è anche in allestimento un laboratorio in via Riva di Ponente, collegato con un data center che stoccherá tutti i dati che verranno elaborati e messi a disposizione, si passerà alla pratica.
I ricercatori acquisiranno dati e li metteranno a disposizione per stilare dei rapporti ai comuni suggerendo buone pratiche e soluzioni. “Sull'erosione è sempre più impattante l’uomo”, ha spiegato Sandro Demuro, responsabile scientifico del MedCoastLab.
Il protocollo per l’edizione numero due è stato firmato oggi dal sindaco di Cagliari uscente Massimo Zedda e dal professore dell’Universita di Cagliari Sandro Demuro (assente per motivi istituzionali il primo cittadino di Quartu Stefano Delunas) e la sigla sancisce tutte le attività che i due comuni dovranno portare avanti sulla spiaggia attraverso un costante monitoraggio dei movimenti. L'obiettivo è trovare soluzioni condivise per la tutela del patrimonio Poetto.