Nel video l'illustrazione di un punto della controproposta che verrà avanzata dai pastori: dimissioni dei vertici del Consorzi di tutela
CAGLIARI. Dimissioni volontarie dei consigli di amministrazione dei consorzi di tutela del formaggio Dop. Quindi: pecorino romano, pecorino sardo e fiore sardo a denominazione di origine protetta, i prodotti nei quali confluisce la stragrande maggioranza del latte ovino munto in Sardegna. A chiederle sono i pastori dell'Isola, che in questi giorni in numerose assemblee stanno valutando e discutendo la controproposte da avanzare per arrivare alla chiusura sulla bozza di accordo emersa dal tavolo sul latte che si è tenuto sabato in Prefettura a Cagliari, al quale hanno partecipato il ministro dell'Agricoltura Gian Marco Centinaio, il presidente della Regione Francesco Pigliaru, industriali e rappresentanti dei pastori. L'acconto di 72 centesimi al litro per il latte, legato ai 43 milioni pubblici messi sul piatto da governo e Regione per il ritiro delle eccedenze di romano dal mercato, è solo un pezzo della vertenza (qui i documenti con la bozza di accordo). È stata assicurata l'attuazione di meccanismi che entro la fine dell'anno porteranno - già col conguaglio - al pagamento di un euro più Iva per il latte di pecora munto in Sardegna.
Nelle campagne, però, non vogliono che l'anno prossimo ci si ritrovi al punto di partenza, con 43 milioni in meno. Così i pastori chiedono che venga destrutturato l'intero sistema considerato responsabile del tracollo del prezzi. Sul banco degli imputati ci sono il mercato - in generale- , i trasformatori - industriali, soprattutto, reputati come coloro che hanno trasferito i rischi d'impresa sugli ovili - ma anche le omissioni nei controlli. Perché chi certifica quanto latte viene conferito? Chi detiene i dati su quello che viene trasformato in pecorino sardo o romano? Chi vigila sulle giacenze dell'invenduto? Chi ne conosce l'ammontare? Chi controlla che la filiera del Dop sia rispettata in tutti i passaggi? Il ruolo dovrebbe essere rivestito dai Consorzi. Che per i pastori non svolgono i loro compiti. Anzi. Così viene chiesto l'azzeramento dei vertici e l'ingresso al loro interno di pastori o loro rappresentanti, professionisti del settore. In modo che non si possa più giocare con i numeri.
L'Antitrust ha aperto un'inchiesta, proprio sul consorzio di tutela del pecorino romano (qui la notizia). I pastori vogliono arrivare a gestire le leve del comando. E tra le condizioni per l'accettazione della proposta emersa dal tavolo sul latte chiedono che, contestualmente, i vertici si dimettano. Una destrutturazione chiesta per poter ricostruire un settore devastato, sulla quale si sta discutendo in questi giorni. Se ne parlerà anche domani a Tramatza, dove i pastori si riuniranno alle 11 per cercare di condividere linee d'azione comuni.