CAGLIARI. Inizia oggi lo sciopero della fame del deputato di Forza Italia Ugo Cappellacci e di due mamme di tre pazienti affetti da patologie gravi, in cura all’Aias. La notizia arriva dopo l’affollata assemblea che si è tenuta ieri alla Fiera di Cagliari alla quale erano stati invitati anche il presidente Francesco Pigliaru e l’assessore alla Sanità Luigi Arru, ma nessuno dei due si è presentato. “C’è in un atto una manovra predatoria da parte della Regione che sta cercando di mettere in difficoltà l’Aias”, ha spiegato Ugo Cappellacci, “non si può sostituire un ente come l’Aias, la Regione si sta attrezzando per formare un’altra società da qui al 31 dicembre alla quale possono partecipare anche soggetti privati, un boccone ghiotto”. I numeri parlano chiaro, 3500 pazienti, oltre mille dipendenti (che aspettano stipendi arretrati) e 6 milioni di euro, crediti nei confronti del sistema socio sanitario regionale che arrivano da una sentenza del 2 novembre scorso che intima il pagamento da parte della Regione.
Arriva anche un invito da parte del deputato di Forza Italia rivolto all’assessore Arru: “Probabilmente ti turberà poco o niente il nostro sciopero ma mi aspetto che Carla e Giovanna più di me tocchino la tua sensibilità e tutta la sofferenza dei pazienti che c’è dietro, se fossi un grande assessore, avresti già trovato una soluzione ma sei sempre in tempo per dimostrarlo”. Ma dietro le mosse della Regione, ci sono famiglie, disperate, che vivono con la paura per il futuro dei loro figli. “Si metta una mano nella coscienza”, ha aggiunto Giovanna Barbara Bellini mamma di Andrea, 29 anni, affetto da sindrome di down e diabete mellito, “sta lasciando a casa dei ragazzi con grosse difficoltà di apprendimento, se rimane a casa mio figlio perde tutto ciò che ha acquisito qua all’Aias nel corso di questi dieci anni”. “Mia figlia veniva qua sei volte alla settimana”, ha detto Monica Ligas, mamma di una bambina di 7 anni affetta da sindrome di Angelman, “ha necessità di essere seguita sia dal punto di vista motorio che logopedico, la sua prospettiva di parola è ridotta, oggi la logopedista non c’è più perché non veniva pagata, la mia bambina sta già subendo i danni di questa assenza”.