CAGLIARI. In Sardegna è allerta siccità. Questa la fotografia impietosa dello stato dei serbatoi artificiali dell’Isola che emerge dall’ultimo monitoraggio effettuato dal Servizio tutela e gestione delle risorse idriche dell’Autorità di bacino. Ora la Regione, con il nuovo assessore ai Lavori pubblici Edoardo Balzarini, promette: ecco 131 milioni di euro per le dighe sarde.
LA CRISI. Fatta eccezione per la Gallura, dove il livello del lago Liscia è regolarmente sotto controllo, il resto dei bacini sardi soffre una siccità ogni giorno più preoccupante. Da nord a sud, la mappa dell’Isola si tinge di arancione, il colore dello stato di allerta: è allerta nel Basso Sulcis come nell’Alto Coghinas, è allerta dall’Alto Cixerri alla Sardegna nord-occidentale, è allerta nell’Alto Taloro fino al bacino di Posada-Cedrino. In tutte queste zone l’erogazione dell’acqua va ridotta per prevenire eventuali disagi legati a uno stato di siccità prolungato. Leggermente migliore la situazione in Ogliastra e nel sistema Tirso-Flumendosa, dove il giallo indica uno stato di pre-allerta. Ma il dato in assoluto più allarmante è la macchia rossa nell’Alto Cixerri, dove il sistema idrico è in stato di emergenza: qui le restrizioni nell’erogazione dell’acqua si fanno ancora più rigide.
Molte delle dighe presenti sull’Isola sono state inaugurate anni fa ma non hanno ancora il collaudo finale, quindi le autorizzazioni all’invaso restano ben al di sotto della loro potenziale capienza. Le limitazioni più consistenti riguardano paradossalmente i bacini delle zone più colpite dalla siccità, e questo complica ancora di più la situazione. Il volume di regolazione autorizzato complessivamente per l’Isola è di 1764,8 metri cubi, ma l'invaso effettivo è molto superiore. Due esempi su tutti: il colosso della diga Cantoniera sul Tirso è stato inaugurato nel 1996 per 748,2 milioni di metri cubi d'acqua, è autorizzato solo per la metà (365,62 milioni). Il collaudo risulta ancora in corso. Stessa storia nella diga Cuga: sta lì dal 1974 - finita dopo diciotto anni di lavori - e potrebbe invasare 35 milioni di metri cubi. L'autorizzazione è per poco più della metà.
LA REGIONE. 131 milioni per le dighe sarde, 50 milioni per i porti. I numeri sono stati presentati questa mattina dal presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru insieme al neo-assessore ai Lavori pubblici Edoardo Balzarini, al vicepresidente della giunta regionale Raffaele Paci (che per tre settimane ha tenuto l'assessorato ai Lavori pubblici ad interim dopo le dimissioni dell'ex assessore Paolo Maninchedda) e all'amministratore unico dell'Enas Giovanni Sistu. Riqualificazione, messa in sicurezza e superamento delle criticità, ma non solo. Alcune dighe sarde rischiano proprio di sparire (ad esempio Gutturu Mannu): risultano solo un costo, in quanto i costi sono superiori al beneficio.
Non è ancora dato sapere con certezza quali sono quelle che verranno interessate da un'opera di dismissione perché sarà compito dell'Enas valutare le singole condizioni e quindi poi procedere a un eventuale ripristino o una chiusura, ma di fatto la Regione ha iniziato a fare le dovute valutazioni. "Un'intervento sulle dighe che non è mai stato fatto prima - ha precisato l'assessore Paci - viviamo periodi di grandi cambiamenti climatici che saranno sempre più caratterizzati da periodi di siccità, dobbiamo attrezzarci per avere interazione completa tra i vari bacini, gli interventi servono ad andare avanti con i collaudi e con la capacità di raccolta".
Altri 50 milioni sono destinati alla riqualificazione dei porti sardi.