BRUXELLES. E pensare che le dichiarazioni a caldo, rilasciate alla chiusura dei vertice Ue sui migranti, rasentavano l'entusiasmo. L'Italia non è più sola. Avremmo voluto di più, ma eravamo in tanti: è passato un nuovo approccio per quanto riguarda i salvataggi in mare: d'ora in poi si prevedono azioni basate sulla condivisione e quindi coordinate tra gli Stati membri". Questo aveva detto il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte.
La replica di Conte a Macron
Era rimasto però aperto un punto fondamentale: l'accordo di Dublino, che prevede l'accoglienza dei migranti da parte dello Stato di primo approdo. Nessuna intesa era stata raggiunta. Così, dopo alcune ore di riposo - il vertice si è concluso nella notte, a seguito di 13 ore di trattative - è arrivata la doccia fredda da parte del presidente francese Emmanuel Macron: "Le regole di diritto internazionale e di soccorso in mare sono chiare: è il Paese sicuro più vicino che deve essere scelto come porto di approdo. Le nostre regole di responsabilità sono altrettanto chiare: si tratta del Paese di primo approdo nell’Ue. In nessun caso questi principi sono rimessi in discussione dall’accordo". Niente condivisione degli sbarchi, quindi, perché i centri d'accogienza da aprire su base volontaria - pilastro del documento Ue - "vanno fatti nei Paesi di primo ingresso, sta a loro dire se sono candidati ad aprirli. La Francia non è un Paese di primo arrivo", ha aggiunto Macron.
Il premier Giuseppe Conte, in conferenza stampa, ha negato di aver dato la sua disponibilità ad aprirne in Italia: "I centri di accoglienza sono qualcosa che si va ad aggiungere all’attuale gestione, è un’opportunità che viene offerta ai paesi che si offriranno. Qualche paese formalmente ha già dato la disponibilità, non l’Italia. Non è escluso nessun Paese, nemmeno la Francia". Macron però ha declinato l’offerta. Così ha replicato il premier italiano: "Macron era stanco, lo smentisco. È inesatto dire che l’accordo si basa su basi volontarie: è un accordo integrato multilivello".