Italia e mondo

L'ambasciata russa a Roma accusa: "Mine italiane in Ucraina"

Ucraina mine Antiuomo

 

CAGLIARI. L'ambasciata russa in Italia, sulla sua pagina Facebook, pubblica oggi un duro post in cui accusa l'Italia di "fornire mine antiuomo a Kiev". (LINK).

A corredo dell'accusa un'immagine con tre mine e la dicitura: "Queste sono mine di fabbricazione italiana disinnescate sul territorio ucraino nell'estate del 2022. Quanti 'souvenirs d'Italie' rimangono ancora in terra ucraina?"

Le mine inquadrate nella foto vengono anche identificate con le loro sigle di produzione: TS/6.1, ТS50 е TS/2,4.   All'accusa però ha replicato subito il ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha detto: "L'Italia non produce mine antiuomo e non le fornisce a nessun Paese del mondo".

Molti media hanno rilanciato la notizia e tanti commentatori "filorussi"  si sono scatenati sui social, nonostante la cosa abbia tanto l'aspetto di una "fake news" dato che la fabbricazione delle mine antiuomo nel nostro paese è stata messa al bando da oltre 25 anni grazie ad una apposita norma, la  legge  374 del 1997.  (LINK

Un'altra cosa che ben pochi media ricordano è che purtroppo, dopo la legge di messa al bando nel nostro paese,  Egitto e anche Iran iniziarono a produrre quelle stesse mine di progettazione italiana, in particolare la TS-50 (LINK).  

Direi quindi che  qualche domanda in più, di fronte alle esternazioni  che  chiamano in causa l'Italia da parte di un paese aggressore come la Russia, che in Ucraina continua a lasciare purtroppo ogni genere di "souvenir", bisognerebbe sempre porsele.

Possiamo anche provare ad ipotizzare quale sia la reale provenienza di queste mine. Visto anche che, tra l'altro,  il loro  aspetto assolutamente intonso nella foto potrebbe far supporre siano mine "inerti" provenienti presumibilmente da una presentazione o da un catalogo di armamenti più che da uno sminamento del terreno.  

Diciamo questo perchè sappiamo che i modelli di mine anti-uomo ritratti nella foto in questione, venivano prodotti negli anni 80 e primi 90 dalla Valsella Meccanotecnica (LINK) un'azienda italiana produttrice di armamenti che aveva sede a Montichiari e due siti produttivi a Castenedolo (uno dei quali è oggi sede della Bremach) che nel 1999 venne assorbita dalla Vehicle Engineering & Design,  e cambiò settore produttivo dedicandosi all'automotive civile.   La Valsella cessò però ogni produzione di mine  nel 1994 (prima della moratoria del Governo Italiano a cui seguì la legge) anche a  causa di  una inchiesta sul commercio illegale d'armi che incriminò i suoi vertici con l'accusa di aver venduto 9 milioni di mine anti-uomo all'Iraq attraverso il mercato di Singapore. Queste mine furono infatti utilizzate dagli iracheni durante la guerra con l'Iran, la Guerra del Golfo e per gli attacchi ai curdi (LINK

Egitto e Iran,che  sarebbero  paesi dei quali tutto si può dire meno che siano "filo-ucraini", quindi le mine anti uomo hanno continuato a produrle e a venderle. Questo è il motivo per cui ci sono ancora oggi depositi e campi minati da ordigni simili che di italiano hanno solo il "look"  originario. 

Si trovano praticamente ovunque nei molti scenari di guerra "dimenticati" dai nostri media tra Afghanistan, Azerbaigian, Ecuador, Georgia, Kurdistan, Kuwait, Iraq, Libano, Ruanda e Sahara Occidentale.